Regione: sulle spese dei gruppi consiliari
Gentile direttore, lo scandalo dei soldi a disposizione dei consiglieri regionali del Lazio ha acceso i riflettori sulla spesa delle Regioni per i gruppi consiliari. Ogni Regione spende, in questo caso, quanto l’Ufficio di Presidenza di ogni Consiglio regionale stabilisce tenuto di conto del numero dei gruppi consiliari presenti in ogni singolo Consiglio. La Toscana, tra le grandi Regioni (ma anche confrontandole con le piccole) è quella che spende di meno: 700mila euro in totale per tutti i gruppi presenti in Consiglio regionale. I consiglieri regionali della Toscana percepiscono un’indennità che è quasi la metà di quella percepita dai consiglieri regionali della Lombardia e della Sicilia.
Da noi non è in uso di fare false riunioni nei ristoranti a base di pesce pregiato e champagne. Non si fanno le vacanze pagate con i soldi (relativamente pochi) che vengono stanziati per i gruppi. Il gruppo consiliare dell’Udc è abituato a fare delle riunioni di lavoro politico intorno ad un tavolo nel mio ufficio di capogruppo con panini e qualche bottiglia di acqua minerale acquistati al bar del Consiglio regionale. In alcune occasioni, tipo: convegni, tavole rotonde, o incontri pubblici, offriamo un semplice buffet agli intervenuti. L’austerità che ci siamo imposti, e ampiamente documentata, risponde alla logica della politica priva di ogni particolare privilegio per chi è eletto nelle istituzioni. Da questa scelta comportamentale non ci siamo mai distaccati.
Siccome il Gruppo dell’Udc in Regione Toscana fa parte, ovviamente, dell’Internazionale Democristiana e di Centro di cui è Presidente Pierferdinando Casini (l’esecutivo è stato ricevuto pochi giorni fa in udienza particolare da Papa Benedetto XVI a Castel Gandolfo), ho ritenuto giusto spiegare, con parole semplici e chiare, come ci comportiamo nella assemblea legislativa della nostra Regione.
Questa precisazione si è resa necessaria per affermare ai toscani che noi, pur con tutti i difetti propri degli esseri umani, siamo persone oneste. Poi possiamo discutere dei costi della politica: se la debbano fare solo le persone ricche; e se i partiti debbano stare sul mercato come le aziende quotate in borsa ricevendo casomai i finanziamenti da coloro che si servono dei partiti per i loro scopi. Noi crediamo che in politica, in un Paese autenticamente democratico, si debba avere un finanziamento dei gruppi consiliari e parlamentari che li sottragga ai ricatti dei finanziatori privati. Se ci sono uomini e donne impegnati in politica che fanno un uso distorto di quanto ricevono in denaro per l’attività politica, è giusto che vengano duramente sanzionati dalla magistratura ordinaria e dalla Corte dei Conti. L’importante, però, è ribadire che ci sono soprattutto politici onesti che si guardano bene dall’approfittarsi del loro ruolo istituzionale ed hanno l’unico interesse di operare per il bene di tutti.
Non c’è dubbio, caro Del Carlo, che ci siano politici onesti, anzi: ci auguriamo ce ne siano molti più di quanto si pensi. Così come non c’è dubbio che la Toscana, come abbiamo scritto anche nel primo piano del numero scorso, sia tra le regioni più «virtuose». Ciò non toglie che certi politici, sia pure di altre regioni, abbiano fornito negli ultimi tempi un’immagine, ma più che altro si siano comportati in modo tale da sollevare l’indignazione popolare (il cardinale Bagnasco, presidente della Cei, lo aveva sottolineato ancor prima di Monti). I costi della politica vanno diminuiti, il sistema va ripensato, facendo attenzione, giustamente, a non sparare nel mucchio, a non fare il gioco al massacro. Le istituzioni democratiche vanno difese, magari snellite (in questo senso anche la Toscana si era ingrossata e non poco con quei 65 consiglieri regionali poi scesi a 55 e che dovrebbero scendere ancora), ma non buttiamo al macero quello che la nostra Costituzione (che è sempre valida) ha previsto. Anche questo va detto: tagliamo pure, ma al tempo stesso cuciamo, come fanno i bravi sarti. Soprattutto cerchiamo di ricucire il rapporto della politica con i cittadini.
Andrea Fagioli