Referendum: il «no» del Family Day non è vendetta, è motivato
Egregio direttore, nella lettera pubblicata nel numero del 16 ottobre, Arrigo Canzani scrive di aver intercettato Radio Maria mentre era già in corso un dibattito sul referendum, e scrive di aver sentito che i rappresentanti del «Family Day» erano tutti schierati per il «no». Scrive poi testualmente : «All’origine di tale posizione e motivazione risultava chiaro (e a mio avviso provocatorio) l’attacco al presidente del Consiglio Matteo Renzi colpevole di aver consentito la Legge Cirinnà sui diritti e doveri alle coppie gay con le unioni civili e alle coppie di fatto con le convivenze». Nella risposta, lei direttore, dava sostanzialmente ragione al lettore affermando che «in Italia si usano molto spesso argomentazioni che non hanno niente a che fare con il tema in discussione».
Caro direttore, mi dispiace dissentire profondamente sia da quanto ha scritto il lettore Canzani, sia dalla sua risposta tutto sommato ossequiosa. Infatti, come si può vedere dalle numerose dichiarazioni e interviste ufficiali rilasciate da Massimo Gandolfini, portavoce ufficiale del «Family Day» (e non basandosi su quanto riporta un lettore, che per di più ammette di avere ascoltato soltanto una parte della trasmissione), all’origine della decisione di votare «no», non c’è una vendetta personale nei confronti di Matteo Renzi, ma piuttosto considerazioni molto precise e ragionate.
Le raccomando di apprendere il pensiero di coloro che aderiscono al «Family Day» attraverso il sito ufficiale del movimento, e non attraverso il semplicistico «ho sentito dire» fatto da un suo lettore.
Mi viene anche in mente questa importantissima riflessione: «Se già ora con il nostro attuale sistema parlamentare è stato difficile dire no a leggi sbagliate (come ad esempio la legge Cirinnà e tante altre), figuriamoci domani con la modifica della Costituzione (e con il potere che sarà accentrato ancora di più nelle mani del premier, mentre i cittadini e il Parlamento conteranno ancora meno) come sarà ancora più difficile per i cittadini far sentire la loro voce e dire no a leggi sbagliate, pilotate dalle lobby e contrarie al bene comune».
Alessandro Renzi
Mi spiace, caro Renzi, pubblicare solo una parte della sua lettera, ma come si renderà conto da solo era davvero troppo lunga anche perché conteneva numerosi link. Ho salvato comunque l’invito a documentarsi sul sito del «Family Day», anche per rilanciarlo ai nostri lettori. Per il resto non capisco cosa significhi risposta «ossequiosa», anche perché non mi sembrava di aver preso parte per nessuno. Affermavo, e lo ribadisco, che nel dibattito sul referendum sone entrate troppe questioni che non c’entrano niente e uno dei primi a tirarle in ballo è stato proprio il presidente del Consiglio. Ma questo non c’entra nulla con l’essere favorevoli al «sì» o al «no».
Sono inoltre sicuro che Canzani in quel dibattito radiofonico avesse colto affermazioni specifiche in proposito, anche perché non bisogna dimenticare che a suo tempo qualcuno disse pubblicamente che si sarebbe ricordato dell’approvazione della Legge Cirinnà al momento del referendum. In ogni caso invitavo i nostri lettori a documentarsi meglio. Quindi ben vengano anche il suo contributo e i suoi suggerimenti.
L’intento di questo giornale, nella sua modestia, è sempre stato quello di favorire la riflessione e il dibattito costruttivo cercando, nei limiti del possibile e dei limiti nostri, di guardare sempre al bene comune, che è l’unica cosa che realmente c’interessa.
Andrea Fagioli