Quel sorriso che fa bene all’anima e alla salute

È arrivato il Carnevale: perfetto, ridere fa bene alla salute. A questo punto mi sembra già di vedervi freddi fino alla scortesia, perché secondo voi sto dicendo una cosa ovvia. Eppure lo sto scrivendo non per rilevare un codice segreto che apra una porta nascosta su un mondo d’insperate possibilità, ma per dire una cosa, sì ovvia, ma ugualmente importante: ridere stimola il sistema cardiovascolare tanto quanto l’esercizio fisico. Ridere fa bene al cuore. Quindi non dobbiamo offenderci se a volte amici, colleghi o semplici conoscenti scherzano su questioni che ci toccano. È umano, naturalmente, ma riuscire a ridere di noi stessi è salutare. Una medicina che va bene per tutti, grandi e piccoli, uomini e donne. Vivere con il sorriso sulle labbra -anche quando si viene derisi o criticati ingiustamente- aiuta ad affrontare meglio le difficoltà della vita, non costa nulla e non ha effetti collaterali. Ho sempre saputo che il riso aiuta la salute e che ridere difende dal logorio. L’umorismo è una necessità, risultato di un impulso a eludere la ragione, ricreando in noi adulti uno stato infantile della mente, come rimozione di inibizioni interne. Curarsi ridendo, guarire ridendo, è forse più difficile da quando il carnevale dura tutto l’anno, e non solamente nei pochi giorni in cui il Buffone diventava Re. Buon Carnevale a tutti!

Mario Pulimanti

Mario Pulimanti è uno dei nostri scrittori di lettere più assidui. Non è il solo. Ormai a scrivere ai giornali non sono rimasti in molti. Chi scrive a noi, spesso scrive anche ai quotidiani locali o ad «Avvenire». Le lettere aumentano quando il dibattito tra i lettori si accende. Nella maggior parte dei casi quando c’è di mezzo la politica. Lo si è visto anche su queste pagine in occasione dell’ultimo referendum.

Ho fatto questa premessa per dire che non sempre tutte le lettere (anche per ovvie ragioni di spazio) vengono pubblicate. La selezione viene fatta soprattutto se gli autori si ripetono. Insomma, si cerca di alternare le firme il più possibile. In questo avvicendamento, Mario Pulimanti rimane spesso fuori e spero non me ne voglia. Questa volta, però, la sua lettera non può essere rimandata perché ci augura «Buon Carnevale!». I tempi, insomma, sono giusti. Ma questa è solo una scusa. In realtà, la sua lettera è interessante per altri motivi. Non ultimo, quello di ricordarci proprio che ormai viviamo in una sorta di Carnevale perenne per cui non siamo più in grado di distinguere nulla. Il grande sociologo Zygmunt Bauman, recentemente scomparso, parlava di «società liquida» anche per indicare l’omologazione planetaria di cui siamo vittime. Un mondo dove tutto è uguale e tutto è merce. Un mondo dove – per dirla con il nostro Pulimanti – è sempre Carnevale.

L’altro motivo di interesse, è il richiamo al riso o quantomeno al sorriso. Il nostro è diventato un mondo di musoni (e qui non c’entra Bauman). Eppure, soprattutto i cristiani, non dovrebbero esserlo. «Cosa brutta i fedeli tristi», ha detto Papa Francesco in una delle omelie mattutine in Santa Marta. «Un cristiano non può mai essere triste», ha ribadito nel corso di un’udienza in Piazza San Pietro. Uno come Giorgio La Pira lo sapeva bene e lo ripeteva spesso anche solo incontrando e salutando la gente per strada. Lo dovremmo sapere bene tutti, anche se spesso ricadiamo nella «musonite». La goia è importante in rapporto proprio all’annuncio cristiano. Per cui, non so se ridere faccia bene alla salute, come dice Pulimanti. Certamente, fa bene all’anima. Allora buon sorriso a tutti: non solo a Carnevale, anche in Quaresima.

Andrea Fagioli