Quando in modo scorretto si rivendica un’informazione corretta

Alla cortese attenzione del Direttore responsabile. Con riferimento a «Toscana Oggi» del 3 luglio condivido la replica di «Leonzio» con il quale mi piacerebbe corrispondere. Per passare da un legittimo antisionismo ad un vero e proprio antisemitismo basta riferire male secondo il cliché menzionato da Leonzio, come inutilmente si sgola ogni giorno «Informazione corretta», periodico sionista talvolta esagerato, ma spesso veritiero e inascoltato. Mi faccia conoscere il Suo parere sul modo scorretto, al limite dell’antisemitismo ad esempio di «Avvenire» nell’articolo allegato.

Dario Dall’Aglio

Il mio parere è presto detto: chi pensa che «Avvenire» sia «al limite dell’antisemitismo», non ha capito nulla del nostro quotidiano cattolico e del pensiero dei cattolici in generale. Premesso questo, veniamo al caso specifico. A beneficio degli altri lettori, dico che lei, caro Dall’Aglio, mi ha girato un link che rimanda al sito internet «informazionecorretta.com» che si occupa di «come i media italiani presentano Israele e il Medio Oriente». In particolare viene preso in esame un articolo pubblicato su «Avvenire» nel quale si riferisce di una «ragazzina uccisa a coltellate, mentre dormiva in camera sua, da un adolescente palestinese, poi ucciso a sua volta dalle guardie israeliane». Il sito commenta con questo titolo: «Israeliani uccisi due volte: dai terroristi palestinesi e dalla disinformazione di Avvenire. Prosegue il rovesciamento dei fatti sul quotidiano dei vescovi».

Ora, chiunque abbia un briciolo di obiettività, ma anche solo di buon senso, capisce che è folle contestare quella che il sito in questione definisce «equazione moralmente impossibile tra i due “uccisi” poiché la prima è la vittima e il secondo il terrorista, che per essere fermato è stato colpito». E questo cosa vuol dire? Che il secondo non è stato ucciso? Che non è morto pure lui? Informazionecorretta.com contesta ad «Avvenire» anche il fatto di aver scritto «che l’accaduto si è svolto in una “colonia in Cisgiordania”. Come se fosse questa la causa del terrorismo palestinese». A parte il fatto che le colonie e gli insediamenti sono reali provocazioni, anche se non giustificano mai la reazione violenta, mi meraviglio che un sito che si definisce «informazionecorretta» non tenga conto che una delle regole elementari dell’informazione è proprio quella di indicare il luogo dove il fatto è accaduto.

Di contestazioni assurde ad «Avvenire» ne vengono fatte altre fino a pubblicare una foto di terroristi palestinesi con la didascalia: «Per “Avvenire” sono “bravi ragazzi”?». A questo punto credo davvero non siano necessari ulteriori commenti. Serve solo il consiglio di smetterla di accusare gli altri delle proprie chiusure ideologiche.

Andrea Fagioli