Plauso alla ritrovata unità delle Misericordie
Carissimo direttore, inizio con un altro argomento per complimentarmi delle pagine 22-23 di «Toscana Oggi» del 4 novembre. Parlare di La Pira è sempre utile e interessante, in particolare in questo momento storico dove la politica è sinonimo di malaffare e incompetenza. Venendo all’argomento della lettera volevo dirle di avere appreso dal nostro «Toscana Oggi», oltre che dal Tg regionale della Rai, della bella notizia che da tanto tempo attendevamo: la Misericordia madre è tornata a far parte della Confederazione delle Misericordie D’Italia. Dopo aver tanto scritto e parlato del nostro grande desiderio di avere l’unità, esprimiamo felicità e congratulazioni a chi ha lavorato sodo, per ricucire questo strappo a noi incomprensibile.
Se posso esprimere un pensiero dal basso, noi volontari confratelli non abbiamo vissuto questi quattro anni in maniera serena. Purtroppo ci siamo arrovellati in mille ipotesi possibili per giustificare la divisione e spesso credetemi abbiamo pensato anche male! Cioè, abbiamo individuato nel nostro confrontarsi la esclusiva responsabilità dei vertici di ambo le parti, la poca obbedienza alla gerarchia eclesiale, e la conseguente sempre più insignificante ( per le istituzioni ) incidenza nell’azione politica e sociale. Possiamo affermare con forza che i volontari confratelli della Misericordia, mai hanno mollato gli impegni e la carità verso i fratelli bisognosi. Ma ricordiamo anche, che hanno vissuto questa vicenda con umiliazione e sgomento! Ora che il tempo della divisione ai vertici è finito, siamo i primi a far festa, a far sapere a tutti di essere e sentirci rinati, in un nuovo contesto di fratellanza senza limiti all’amore, come il Cristo ci ha insegnato. A tutti buon lavoro e buon volontariato di carità.
Grazie a lei, caro Guivizzani, che so lettore attento e amico del giornale. Giorgio La Pira è sempre stato un faro e lo è ancora di più in questa stagione così difficile per la politica, ma anche per noi cittadini. Ricordarne l’esempio è un dovere e non solo in occasione dell’anniversario della morte, il 5 novembre.
Parlando invece della ritrovata unità delle Misericordie, gioisco anch’io con lei e con tutti coloro che vogliono bene a questa bella realtà di volontariato, la prima della storia. Come non ricordare che le Misericordie nascono proprio a Firenze nel lontano 1244 e che per questo, lo dico a beneficio dei lettori che non la sapessero, quella fiorentina viene definita la «Misericordia madre». E chissà se San Pietro Martire, nel 1244, quando pensò di istituire la Società nuova di Santa Maria detta della Misericordia avesse immaginato che la sua idea, quasi 800 anni dopo, sarebbe stata ancora viva e vitale avendo saputo adattarsi e sopportando, superandole, innumerevoli vicissitudini, mantenendo intatto quel patrimonio d’ideali che fanno delle Misericordie una delle associazioni più partecipate? Anche per questo non si può che salutare con soddisfazione questo momento, sottolineando, come fa lei, Guivizzani, ma anche come hanno fatto il presidente nazionale della Confederazione, Roberto Trucchi, e il Provveditore di Firenze, Andrea Ceccherini, che le vicende degli ultimi anni non hanno intaccato il lavoro delle Misericordie e l’impegno dei «fratelli», che non è mai venuto meno.
La ritrovata unità è un bel segnale anche sul piano ecclesiale. Non dimentichiamo infatti l’origine delle Misericordie e la loro ispirazione. Da quel lontano 1244 molte cose sono cambiate, le Misericordie hanno allargato il loro raggio d’azione: dall’emergenza medica o dall’assistenza a disabili e anziani si è arrivati alla protezione civile, agli sportelli antiusura, agli interventi umanitari in quasi tutte le zone calde del mondo. Immutata, però, la vocazione: «Servire l’uomo nello spirito del Vangelo».
Andrea Fagioli