Perché abolire il servizio di leva?

Caro Direttore,il 20 marzo in un giornale, ho letto la notizia della proposta di legge per anticipare al 2004 l’abolizione del servizio militare obbligatorio, previsto entro il 2007. Sono una nonna e mamma, pertanto meno adatta a parlare del servizio di leva, però ho ripreso una lettera che pensavo di inviarle e che per il motivo di esser donna avevo rinunciato a inviare, che qui riporto:Vorrei dare il mio sintetico parere sulla proposta di legge volta ad abolire il servizio di leva obbligatorio. Sono fermamente contraria all’abolizione di tale servizio per le seguenti ragioni: 1) non è vero che i ragazzi perdono tempo. È un’esperienza che una volta passata si ricorda con piacere (salvo rare eccezioni);2) matura l’individuo sia nei confronti dei genitori che degli altri;3) togliere questo servizio è antieconomico, perché gli stanziamenti per le spese militari professionisti sono previsti in misura maggiore;4) si rischia di formare una «classe elitaria»;5) quando si sono formate delle persone, con specifici addestramenti, viene la voglia di utilizzarli al «pieno»;6) non è questo il sistema per debellare il «nonnismo», con queste decisioni, si alimenta il «mammismo».Mi piace ricordare l’art. 52 della nostra bella Costituzione: la difesa della Patria è sacro dovere del cittadino. Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge. Il suo adempimento non pregiudica la posizione di lavoro del cittadino, né I’esercizio dei diritti politici L’ordinamento delle Forze armate si informa allo spirito democratico della repubblica.Aggiungo, anche, che si parla di arruolare volontari «mercenari» e la storia insegna che nei periodi di «decadenza» viene utilizzata questa maniera di reclutare i militari. Inoltre i «genitori» e «figli» si sentono deresponsabilizzati perché (in caso di guerra) non riguarda i loro figli e genitori e si accettano più passivamente le guerre!Lori PecchioliFirenze

Non mi sento di esaltare in modo acritico il servizio di leva obbligatorio, che certamente in passato ha avuto anche grandi meriti, ma che forse oggi si era trasformato per molti giovani in una esperienza negativa. Ci potevano essere soluzioni alternative alla semplice abolizione della naja obbligatoria. La stessa Caritas nazionale aveva fatto conoscere il suo pensiero. L’obbligo di un periodo dedicato alla «difesa della patria» non implica necessariamente l’addestramento alle armi, ma avrebbe potuto spaziare dalla difesa dell’ambiente, agli interventi di sostegno sociale fino alle missioni di pace nel mondo. Purtroppo il legislatore ha deciso altrimenti.