Pera e la minaccia islamica

Caro Direttore,il Presidente del Senato Marcello Pera continua a gettare benzina sul fuoco invitando l’Occidente cristiano a mobilitarsi per raccogliere la sfida del fondamentalismo islamico e considerando poco meno che traditori – e comunque, quanto meno, dei poveri illusi – tutti coloro che cercano, come dice il Papa, di gettare ponti e abbattere muri. Nell’intervista a «Repubblica» del 30 agosto scorso per esempio arriva a dire: «dovremmo smetterla con l’inerzia, la reticenza, la furbizia di chi strizza l’occhio, di chi tenta l’appeacement. […] Mi riferisco anche ai cristiani praticanti. Salvo poche eccezioni lodevoli e autorevoli […] una grande parte del clero o tace o marcia per la pace, come se non fosse affar suo difendere la civiltà europea cristiana». Tutto questo si presta a due amare riflessioni. La prima: per quali meriti politici o intellettuali è stato promosso alla seconda carica dello stato un uomo che non capisce che, nella sua posizione, non può parlare come Oriana Fallaci (ben altra moderazione e misura nelle prese di posizione del presidente della camera Casini, che pure è espressione della stessa maggioranza politica)? La seconda: in base a quale autorevolezza Pera è stato invitato, qualche mese fa, a tenere una lezione (!) ai vescovi italiani?Francesco MichelazzoFirenze È vero, caro Francesco: di fronte a questa barbarie senza limiti, che suscita emotività e indignazione, non è opportuno che da parte di chi ha responsabilità istituzionali, «si getti benzina sul fuoco», come – stando alle dichiarazioni che tu riporti da «Repubblica» – ha fatto il Presidente del Senato, Marcello Pera.Per fermare ogni violenza servono invece, come scrive autorevolmente l’«Osservatore Romano», «strumenti efficaci e valutazioni attente» perché le armi da sole non bastano, come emerge drammaticamente in Iraq. È il tempo quindi dell’intelligenza politica, delle soluzioni accorte che sappiano rimuovere le cause che possono offrire linfa ai terroristi. Inoltre è ingiusto – e non giova – identificare il fondamentalismo omicida con l’Islam o ipotizzare come inevitabile uno scontro di civiltà che avrebbe per tutti conseguenze devastanti: fra l’altro è proprio quel che vogliono le menti che muovono il terrorismo.Ma perché tutto questo sia efficace e credibile occorre che il «basta a questa catena dell’orrore» sia chiaro, forte, condiviso, senza alcun cedimento, neppure psicologico. Anzi, chi giustificasse, anche solo in parte, atti terroristici, se ne farebbe oggettivamente complice, ma soprattutto nuocerebbe alla causa della pace, perché uno dei suoi pilastri, anche se non il solo, è la verità. E qui le affermazioni di Marcello Pera a proposito dei «cristiani praticanti» e di «gran parte del clero» – sempre a quanto riportato da «Repubblica» – mi sembrano veramente fuori luogo e offensive. La posizione del Papa e dei Vescovi – le sole normative e vincolanti – sono e sono state sempre estremamente chiare sia sulla guerra e le sue conseguenze che sul terrorismo e sull’obbligo di contrastarlo e sconfiggerlo, Posizioni accolte e perseguite dal mondo cattolico nel suo insieme ed anche eventuali distinguo, che possono esserci, non mi sembrano significativi né condivisi.E infine una precisazione: il Presidente del Senato il 12 maggio 2004 ha tenuto sì una lezione, ma alla Pontificia Università Lateranense nel 150° anniversario della Facoltà di diritto civile. Dunque, nessuna lezione ai Vescovi italiani.