Pera e i «giovani» di Salò

Caro Direttore,nella relazione introduttiva del Convegno dei quadri dirigenti del suo partito il Segretario nazionale Fini ha tracciato, come hanno riportato i quotidiani, l’identità della Destra italiana «che guarda al futuro», affermando che «siamo ad un passo» dalla fine della «damnatio memoraie» (la condanna del passato) ed ha ringraziato il Presidente del Senato per «avere coraggiosamente individuato le fondamenta della nostra repubblica nella democrazia e non nell’antifascismo».

Ha aggiunto poi che «i nostalgici della guerra civile non hanno futuro, poiché si avvicina una memoria condivisa, non più irrispettosa delle scelte compiute in nome dell’onore dell’Italia dai giovani volontari repubblichini del 1943», fra cui l’attuale ministro Tremaglia.

Per amore di verità ritengo che si debba ricordare agli immemori e agli stravolgitori della storia che non si tratta di guerra civile, ma di guerra di liberazione condotta contro il nazifascismo dalle Forze Alleate, dallo Stato Italiano e dal Comitato nazionale di liberazione contro un altro Stato alleato della Germania, cioè la Repubblica Sociale Italiana.

La verità è che Mussolini, dopo il discorso alla radio del 17 settembre 1943, annunciò, sei giorni dopo, la nascita del Governo fascista repubblicano, la cui sede fu posta a Salò, nella provincia di Brescia. Il successivo 15 novembre, nell’assemblea di Verona, furono stabiliti i principi del nuovo Stato italiano, cioè della repubblica Sociale da recepire in una assemblea costituente, quale organo supremo di origine popolare.

A Fini non sono mancati gli applausi unanimi; ma chi ha ricevuto un’ovazione-boato è stato il ministro Tremaglia che ha presentato un documento, trama di un futuro disegno di legge in favore del riconoscimento, a tutti gli effetti, di ex combattenti della seconda guerra mondiale, alle milizie della repubblica di Salò.

Se ciò avvenisse si rovescerebbero le carte. Da allora sono trascorsi sessant’anni e gli odi sono ormai, giustamente, sepolti. ma la verità non può essere sommersa dalle tenebre. Ce lo chiedono i caduti, i fucilati, gli arsi nei campi di sterminio; e tanti erano nati e operanti nell’Azione Cattolica.

I cattolici di oggi, impegnati in politica e nelle istituzioni, a qualunque partito iscritti, non potranno mai tradire i nostri martiri cristiani.Cesare MatteiniFirenze

Ammettiamo pure che in passato vi sia stato un uso eccessivo del termine «antifascismo», riducendolo ad uno slogan retorico o ad una medaglia da esibire. Ma da qui a dichiarare che la nostra Repubblica non si fonda sul ripudio del fascismo (specie nella sua fase finale, dalle leggi razziali in poi) ce ne corre parecchio. I morti meritano sempre e comunque rispetto, ma non si deve mai tacere che quei giovani che si arruolarono nella Repubblica Sociale Italiana di Salò sbagliarono, tradendo il loro Paese e mettendosi di fatto dalla parte dell’oppressore nazista.