Omofobia, un «disegno» molto discutibile
Egregio direttore, i «Giuristi per la vita» hanno denunciato, dal principio, che il disegno che sta dietro alla legge sull’omofobia è quello di impedire ogni dibattito sul matrimonio gay e sulla relativa adozione di figli. Infatti, chi volesse sostenere che i gay non hanno diritto né di adottare, né di produrre dei figli, verrebbe punito dalla «Legge Scalfarotto- Leone» e additato come persona che discrimina. Una piccola prova di ciò sta nell’impegno dell’onorevole Scalfarotto non solo nella lotta alla cosiddetta «omofobia», ma anche nel suo tentativo di proporre come buono e giusto il modello «famigliare» in cui manchino il padre o la madre. A tal fine si segnala la sua postfazione al libro di Chiara Lalli, Buoni genitori – Storie di mamme e papà gay (Il Saggiatore), che reca sul retro la scritta: «Ogni famiglia è famiglia a modo suo».
In questo libro, Chiara Lalli, per altri versi famosa apologeta dell’aborto libero e gratuito, non fa altro che negare decisamente che un padre e una madre siano il meglio augurabile per ogni bambino. Il fatto che Scalfarotto non solo abbia scritto la postfazione a questo libro, pieno di falsità e nemico acerrimo del buon senso, ma lo abbia presentato anche pubblicamente, insieme a Pippo Civati, la dice lunga sul disegno a lungo termine del deputato del Pd (con buona pace dei cosiddetti cattolici del suo partito, tutti silenziosi ed allineati).
Il disegno di legge che vorrebbe introdurre nell’ordinamento giuridico italiano il reato di omofobia e transfobia, fortemente voluto dal Pd con Dario Franceschini e Ivan Scalfarotto, attraverso l’applicazione della «Legge Mancino» rischia di essere un testo con intenzione liberticida, volto a minare e limitare il diritto alla libertà di pensiero e di espressione sanciti e tutelati dalla nostra Carta Costituzionale. Infatti la «Legge Mancino», mediante l’introduzione del reato di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali e religiosi e quindi di sanzioni più gravi per lo stesso tipo di reato, non fa che individuare certe categorie «protette», destinatarie di particolare tutela, andando a ferire il principio costituzionale secondo cui «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali» (art.3).
Se il disegno di legge verrà votato, anche gli omosessuali e i transessuali, saranno riconosciuti come categoria «protetta», e di conseguenza verrà riconosciuto come reato ogni opinione espressa in pubblico o a scuola contro l’ideologia del gender, contro l’orientamento sessuale disancorato dal dato biologico e contro il matrimonio e le adozioni gay. Tanto per fare un esempio, le conseguenze penali per coloro che intraprendessero un’iniziativa pubblica per ostacolare o contestare una legge che autorizzi il matrimonio omosessuale, così come per coloro che definissero l’omosessualità quale atto intrinsecamente «disordinato», sarebbero la reclusione da 6 mesi a 4 anni. Inoltre, contravvenendo sempre al dettato costituzionale, in base al quale un sistema penale deve fondarsi su dati oggettivi, per la nuova normativa sarà penalmente rilevante un elemento del tutto soggettivo e transitorio come l’orientamento sessuale, che si basa non sull’identità del sesso biologico, bensì sulla percezione di sé e dell’attrazione verso il proprio o l’altro o entrambi i sessi.
C’è veramente bisogno di questa legge o è il tentativo attraverso il quale raggiungere anche in Italia il riconoscimento giuridico delle coppie e del matrimonio gay? Purtroppo, con il tacito consenso di tanti cattolici, mediato dalla politica, si sta imponendo un tipo di cultura laicista che, rivoluzionando totalmente la visione antropologica e privando i soggetti dei diritti e delle libertà fondamentali, intende vanificare la differenza sessuale al fine di abbattere uno dei pilastri su cui poggia la nostra società, ossia la famiglia «naturale», fondata sul matrimonio tra uomo e donna.
Il testo del disegno di legge sull’omofobia, che porta la firma non solo di Ivan Scalfarotto del Pd ma anche di Antonio Leone del Pdl, ha fatto e sta facendo discutere: dapprima in commissione parlamentare e poi in aula alla Camera dove è giunto in forma semiclandestina in un’afosa sera d’inizio agosto e dove ritornerà a settembre (si spera con qualche parlamentare presente in più). Fa discutere proprio per quel rischio evidenziato nelle due lettere e cioè che possa diventare reato, ad esempio, essere contrari al matrimonio tra omosessuali e che non lo si possa esprimere liberamente. Insomma, c’è il pericolo che per combattere una discriminazione se ne creino altre attraverso una legge a sua volta discriminante. Va dato atto anche ad alcuni parlamentari del Pd e di Scelta civica di aver fatto il possibile per emendare e «migliorare» un testo che rimane comunque molto discutibile e sul quale ci auguriamo si possa riaprire il dibattito.
Andrea Fagioli