Non dimentichiamo i terremotati del Centro Italia
Ancora una volta l’entusiastica generosità della gente esplode in ammirevoli slanci di altruismo e collaborazione con gente colpita da un evento che sebbene inevitabile avrebbe potuto avere conseguenze ben minori rispetto a quelle di ora. Diverso sarebbe stato infatti il quadro dell’immane tragedia se a tempo debito, istruiti da eventi similari (vedi l’Aquila) si fossero prese adeguate misure di sicurezza. Evidente che senza prevenzione ed onestà da parte dei responsabili delle costruzioni e delle istituzioni, i terremoti, le alluvioni e quasi tutte le gravi tragedie avvenute fino ad ora, saranno servite a poco se tutte le volte ci si rassegna alla inevitabilità della calamità naturale. Per parte sua, lo Stato, ossia il Governo, preferisce elargire con gesto plateale una cifra che anche se ragguardevole basta appena per sopperire all’emergenza. Ma alle gravi lacune preventive che fino a qui si sono rivelate assenti o malfatte e quindi letali, chi ci pensa? A nostra magra consolazione, buona per un futuro che mi auguro non avvenga mai, ma non è da sottovalutare è che, grazie al reiterarsi degli eventi che numerosi colpiscono il Paese, l’efficienza organizzativa della Protezione civile ne ha tratto vantaggio ed appare assai migliore. Altra cosa sorprendente è quella che finalmente si cominci a parlare. Almeno in questa occasione infatti, si sono sentiti chiari e forti i pareri dei tecnici e dei professori che hanno indicato nella mancata prevenzione, anche a basso costo, la soluzione del grosso problema idro-geologico del Paese e la causa dell’attuale tragedia. Ma il problema come al solito è uno solo: quando i mass media cambieranno musica e tutto verrà dimenticato, ma quella povera gente seguiterà a languire nelle tendopoli allagate per chissà quanto tempo, cosa succederà alla prossima occasione? Temo si ricominci tutto da capo.
Fa bene, caro Masini, a ricordarci di non dimenticare i terremotati del Centro Italia. È vero: appena si spengono i riflettori dei mezzi di comunicazione di massa finisce tutto. Mentre invece per quella povera gente inizia il peggio: il clima si fa rigido e al freddo dell’ambiente si aggiunge quello del sentirsi lasciati soli. È ovvio che a un certo punto non ci siano più quelle che normalmente vengono considerate notizie, che non si trovi più cosa possa «fare titolo». Eppure, se pensassimo di più agli esseri umani, alle persone, i titoli ci sarebbero eccome. A partire da questa domenica quando in tutte le chiese d’Italia si raccoglieranno le offerte per i terremotati. Sarà un modo anche questo per far sentire a quelle popolazioni la nostra vicinanza. Per il resto condivido il giudizio positivo sulla Protezione civile, ma anche l’amarezza nel constatare quanto poco si sia finora fatto sul fronte della prevenzione.
Andrea Fagioli