Non avete digerito la sconfitta

Caro Direttore,mi è capitato di sentirla al telegiornale della Toscana chediceva che è a rischio la libertà di espressione.Il semplice fatto che lei può dire certe cose è il segno che questa libertà esiste e non c’è nessuno che tenta di impedirglielo! Stia tranquillo! Avete perso e ancora non avete digerito la sconfitta.scoro@excite Pubblichiamo questa lettera, giuntaci via e-mail, – anche se rigorosamente… anonima – perché evidenzia come spesso un ascolto frettoloso, facilitato forse dal mezzo televisivo, non riesca a cogliere appieno il pensiero di chi parla, almeno che non si voglia coglierlo, preferendo una interpretazione preconcetta. In ogni caso qualche precisazione è dovuta.In occasione dell’inaugurazione del nostro nuovo sito Internet (6 maggio), intervistato da Rai3, ho dichiarato: «Alcuni dicono che oggi è in pericolo la libertà di informazione» (e non d’espressione: questa è largamente praticata e spesso in libera uscita). Come reagire? E rispondevo: «con un’informazione attenta, libera da condizionamenti e chiara nella propria identità». Con questo mi riferivo sia al ruolo che un giornale come il nostro vuole e deve avere sia alle difficoltà oggettive che si frappongono e limitano la pluralità di informazione (per esempio l’aumento delle tariffe postali, notevole in questi ultimi anni: il plurale è d’obbligo a scanso di equivoci!).Queste mie osservazioni – secondo il nostro lettore – sarebbero determinate dal fatto che «avete perso e ancora non avete digerito la sconfitta». Qui il pregiudizio emerge e direi in maniera smaccata e anche ridicola. Le assicuro che per la responsabilità che porto, ma soprattutto per mentalità e formazione culturale, sono estremamente libero dagli schemi che ingabbiano e che schedano. Li rifiuto per me e per il giornale che dirigo. Soprattutto non li applico mai agli altri. Ho più volte scritto – ma lei legge TOSCANAoggi? – che per un cristiano l’appartenenza politica non può mai essere totalizzante, anzi di volta in volta può risultare stretta, come dimostra anche il recente dibattito in merito alla nuova legge sull’immigrazione.