No al presepio con la scusa dell’Islam

Caro Direttore,si apprendono con rammarico dai giornali notizie riguardanti maestre di scuola che non vogliono più che i bambini facciano il presepe in classe, oppure che sostituiscono, nelle canzoncine natalizie, «Gesù» con «virtù», tutto questo, a loro dire, per non offendere la «sensibilità» di chi non è cristiano, riferendosi in special modo ai musulmani.

Ma sarà davvero questa la motivazione? Non si rendono conto, queste insegnanti, che facendo così non fanno altro che fomentare le intolleranze razziali? Non sarebbe più bello educare i ragazzi al rispetto reciproco pur mantendendo la propria cultura e le proprie tradizioni religiose? Si legge poi, nei giornali, che i rappresentati delle comunità islamiche in Italia dicono che per quanto li riguarda, i bambini cristiani possono tranquillamente fare il presepe, che loro non si offendono affatto, riconoscendo, a loro modo, Gesù. E allora? Mi domando: non sarà forse che alcune maestre, loro, e non gli islamici, ne hanno abbastanza di religiosità e non vedano l’ora di liberarsi al più presto di questo «scomodo» fardello con la scusa, ipocrita, della tolleranza?

Purtroppo nella scuola di oggi insegnare ai ragazzi il rispetto, l’onestà, la soliderarietà ecc. è diventato un optional. Sempre più spesso nelle scuole, fin dalle elementari, gli insegnanti tollerano, talvolta perfino «apprezzano» quegli alunni «furbi», arroganti e prepotenti, tendendo invece ad isolare e a considerare perfino «asociali» quegli scolari, timidi, corretti, onesti. Se questa è la scuola, non ci lamentiamo poi della società sempre piú «ammalata» e priva di valori.Viviana Ventisette VenanziCampi Bisenzio (Fi) Presepio sì o presepio no? La questione, che si ripresenta puntualmente ogni anno a Natale, merita qualche approfondimento perché tocca un problema serio – quello dell’integrazione – che non si risolve certo… con la recita natalizia di Cappuccetto Rosso!.Oggi le nostre aule, soprattutto alle elementari, sono sempre più variopinte e sempre più lo saranno. La scuola si trova così, diversamente da un passato anche recente, ad operare, in un contesto di diversità e deve insegnare, fin dalla prima infanzia, a convivere con persone di etnia, cultura, religione diverse. E la via maestra per questo difficile compito è prima di tutto la conoscenza, del resto tipica di ogni azione educativa, che sa cogliere e utilizzare tutte le occasioni per illustrare storia, costumi, feste che connotano le varie appartenenze. Il presepio può così diventare occasione per spiegare cos’è il Natale per i cristiani, come pure cosa rappresenta il Ramadan per i musulmani. È una conoscenza che avvicina, se è fatta in un clima di rispetto e di serenità in cui nessuno si senta emarginato o escluso. Abolire ogni ricordo del Natale con un atto di autorità acuisce le divisioni e suscita rancore in chi – ed è la maggioranza – si sente privato di qualcosa per «quei due musulmani lì», che del resto, lo hanno dichiarato alcuni iman, non hanno nulla in contrario a che si ricordi e si onori la nascita di Gesù che è per loro un grande profeta.Certi gesti, bisogna dirlo con chiarezza, alimentano il razzismo, e come tali vanno severamente contrastati, proprio in nome di una serena convivenza che crediamo possibile.Almeno che non sia una scusa per cancellare progressivamente tutto ciò che si ricollega alla tradizione cristiana, facilitando così quell’ignoranza religiosa che rende più difficile la stessa evangelizzazione. Non è un’ipotesi azzardata in un tempo segnato da un laicismo agguerrito.