Caro Direttore,sono davvero indignato per quanto è avvenuto a Napoli, dove dei magistrati hanno avuto il coraggio (?) di arrestare dei tutori dell’ordine che avevano il solo torto di aver difeso la città dai vandalismi dei no-global.In questo modo Napoli è diventata davvero la capitale del «mondo alla rovescia», dove chi delinque è libero di farlo e di continuare a farlo, mentre chi dovrebbe impedire l’illegalità e proteggere i cittadini viene arrestato e perseguitato dalla solita magistratura. Bene hanno fatto i poliziotti napoletani a protestare (anche se loro non amano questa definizione) per l’ingiusta e immotivata carcerazione dei loro colleghi. Mi auguro che i poliziotti indagati vengano prontamente prosciolti, altrimenti vorrei sapere con quale animo si troveranno queste persone a svolgere il loro lavoro in difesa dei cittadini onesti, sapendo che un magistrato può lasciare impunito un giovanotto che spacca una vetrina e mettere in galera il poliziotto che quell’atto vandalico vorrebbe impedire.Lettera firmataGrossetoRispondo con un po’ di timore a questa lettera, perché oramai in Italia non si riesce più a ragionare con pacatezza sui problemi e tutte le questioni finiscono in contrapposizione politica o, peggio ancora, in rissa. Oltretutto quanto avvenuto a Napoli dimostra che in queste cose il colore politico del governo c’entra ben poco. I fatti sarebbero accaduti, infatti, durante il governo di centro-sinistra.Da cittadino sono rimasto perplesso anch’io di fronte a dei mandati di arresto scattati dopo un così lungo periodo di tempo e nei confronti di persone che di lavoro fanno i servitori dello Stato. Ma ritengo doveroso fermarsi alle perplessità perché né io né lei abbiamo letto tutte le carte del procedimento e ci basiamo solo sulle notizie divulgate dalla stampa. Nel nostro ordinamento, che pure ha tante pecche, non mancano per fortuna istituti di garanzia che possono rimediare anche ad errori compiuti dalla magistratura. Aspettiamo allora a stracciarci le vesti, evitando anche quell’antipatico ondeggiare tra il giustizialismo forcaiolo e il massimo di garantismo a seconda di chi è l’indagato, così diffuso in questi ultimi anni.Comunque vada a finire, però, trovo indispensabile che si faccia chiarezza sui metodi con i quali le forze dell’ordine cercano di far rispettare le leggi e di colpire i trasgressori. Che si debba far di tutto per impedire ai manifestanti di compiere vandalismi e violenze è fuor di dubbio, ma talvolta si ha l’impressione che chi dovrebbe gestire la situazione (forse anche per leggi inadeguate che rendono faticosa la linea di comando) non sia sempre all’altezza della situazione e non tenga a mente che il suo compito primario è prevenire incidenti. Forse c’è anche un’impreparazione comprensibile a gestire situazioni nuove, quali sono queste manifestazioni di «no-global» dove accanto a migliaia di persone che protestano civilmente si nascondono professionisti della guerriglia.Di quanto avvenuto a Napoli e a Genova, però, quello che mi convince meno è stata la gestione del «dopo scontri», per la quale mi sembra davvero ingeneroso tirare in ballo solo dei semplici poliziotti, che sicuramente hanno fatto quello di cui vengono accusati se l’hanno fatto davvero o su ordine di superiori o pensando comunque di avere il loro consenso. Che abbiano usato metodi sbrigativi e poco consoni ad uno stato di diritto quale è il nostro è ancora tutto da dimostrare. E ad accertarlo può essere solo un procedimento penale. Ma la decisione di portare in caserma quanti si erano rivolti agli ospedali perché feriti negli scontri, l’avrà pur presa qualcuno. Così come la decisione di trattenerli per diverse ore senza dar loro la possibilità di comunicare con l’esterno o di chiamare un legale. Sono questi gli interrogativi che mi auguro abbiano una risposta, auspicabilmente rapida, dalle indagini in corso, senza criminalizzare nessuno, ma anche senza reticenze e coperture.