Nadia e tutti gli altri eroi dei nostri giorni
Pensavo a quante persone hanno lottato con dignità contro un male incurabile. Amici e amiche troppo giovani che hanno vissuto troppo presto il loro calvario, portando con forza e coraggio la loro croce. Qualche giorno fa arriva poi la notizia della morte di un’altra leonessa (Nadia Toffa) che non conosci direttamente, ma che la potenza dei media fanno diventare una persona a te vicina. Alcune diagnosi arrivano inaspettate, ti colpiscono come una saetta e non potranno mai essere piacevoli, a meno di camuffarne il significato: il contenuto rimarrà comunque qualcosa che si preferirebbe non sentirsi mai e poi mai dire.
Queste notizie squarciano il tuo cielo di carta e ti mostrano cosa c’è li fuori, ti fanno toccare con mano la fragilità e la precarietà della vita e ti liberano da tante illusioni, facendoti guardare tutto con occhi diversi. Si cominciano a riordinare le priorità, a dare il senso alle piccole cose e a valutare concretamente il posto che occupi nel mondo. E proprio in quel momento che tutto diventa diverso, inaspettatamente trovi nel tuo cuore una forza unica che ti fa dire: «perché a me»? Ma allo stesso tempo, «perché non a me»? Trovi la forza di parlarne, di scherzarci su, di scrivere un libro e subire attacchi per questo, di accettare tutto e andare avanti a testa alta. Solo in quel momento capisci e fai capire a chi ti è intorno che «ogni ostacolo, ogni muro di mattoni, è lì per un motivo preciso. Non è lì per escluderci da qualcosa, ma per offrirci la possibilità di dimostrare in che misura ci teniamo. I muri di mattoni sono lì per fermare le persone che non hanno abbastanza voglia di superarli. Sono lì per fermare gli altri».
E trovi così la forza per rassicurare chi ami e dirgli che non mollerai mai, perché la vita è meravigliosa. Questi sono gli esempi dei veri eroi dei nostri giorni: uomini e donne che con il loro coraggio vanno custoditi per sempre nel cuore di ognuno di noi.
Andrea Zirilli
Tra le tante lettere arrivate in agosto, per iniziare questo dialogo con voi lettori che, come fatto fino ad ora da Andrea Fagioli ho intenzione di proseguire e quando sarà possibile anche incrementare, ho scelto le due lettere che trovate in questa pagina.
Una, in realtà, è la storia di un rapporto, bellissimo, tra padre e figlia che non ha bisogno di commenti e merita solo un grazie al signor Falorni che con Toscana Oggi l’ha voluta condividere.
Un ringraziamento va al signor Zirilli che, senza polemiche, risponde alle troppe note stonate lette sui social quando Nadia Toffa ha chiuso gli occhi, gli stessi occhi che, prima delle sue parole o delle immagini dei suoi servizi, entravano nelle case attraverso la televisione. Zirilli con sensibilità risponde a chi, probabilmente, per sua fortuna non ha avuto esperienze dolorose e si prende il libero arbitrio di offendere non solo chi il dolore, la sofferenza o peggio la morte, l’ha vissuta da vicino, ma ciascun essere umano che tale possa essere giudicato.
Grazie signor Zirilli, perché ha riportato un po’ di umanità in un mondo che troppo spesso sembra dimenticare cosa sia.
C’è chi lo stesso dolore di Nadia Toffa non riesce a condividerlo. Vanno rispettati, compresi e, come i primi, aiutati se lo chiedono. Nadia un’eroina? Sono titoli che non mi piacciono ma lei, come Caterina Morelli e tanti che vivono la sofferenza, sono quegli esempi positivi di cui c’è bisogno. Qui troveranno spazio, quello spazio che non ci sarà per chi al confronto preferisce l’offesa, la provocazione o l’umiliazione dell’altro.
Domenico Mugnaini