Ministro degli esteri a sorpresa

Caro direttore, ho letto in questi giorni che la mancata nomina di Lapo Pistelli come Ministro degli esteri sarebbe dovuta alle vecchie ruggini con Matteo Renzi dopo le primarie per il sindaco di Firenze. Addirittura qualcuno parla di scontri anche recenti dopo che per tanto tempo non se le erano mandate a dire. Confesso che non so giudicare se Gentiloni sia meglio di Pistelli o viceversa. Mi spiace solo, anche come concittadino di Renzi e di Pistelli, che le motivazioni della scelta dipendano da fatti personali.

Mauro VivarelliFirenze

Caro Vivarelli, la dietrologia e gli psicologismi mi appassionano poco. Per cui mi astengo volentieri dal giudicare le eventuali questioni personali tra Matteo Renzi e Lapo Pistelli. Dico solo di essere rimasto sorpreso dalla nomina di Paolo Gentiloni a Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Non ho niente contro di lui, ma personalmente non me l’aspettavo, anche perché, con la fomosa questione delle «quote rosa» (che tra l’altro non condivido), sembrava che a Federica Mogherini, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza dal 1° novembre, dovesse subentrare una donna.

Ma se così non doveva essere, anche perché il presidente della Repubblica pretendeva un ministro con una certa esperienza, il successore più naturale della Mogherini sarebbe stato il suo Viceministro, ovvero Lapo Pistelli, che oltre a conoscere la «macchina» è uno innegabilmente esperto. Pistelli mastica politica estera da un pezzo, se si pensa che poco più che ventenne, dal 1987 al 1991, è stato Responsabile dell’ufficio esteri del Movimento giovanile della Democrazia cristiana. Dopo di che ha sempre ricoperto questo incarico anche negli altri partiti che ha attraversato, dalla Margherita al Pd. Politica estera italiana l’ha insegnata anche come materia. È stato parlamentare europeo e come deputato italiano ha sempre fatto parte di commissioni collegate agli esteri fino ad essere viceministro nei governi di Enrico Letta e di Matteo Renzi.

Per di più la Mogherini, essendo la sua nomina annunciata da tempo, ha con largo anticipo messo la testa più a Bruxelles che alla Farnesina. Di fatto, la politica estera italiana degli ultimi mesi è stata più nelle mani del Viceministro che del Ministro. Eppure, nonostante che si sia aspettato fino all’ultimo per trovare una soluzione (del 1° novembre si sapeva appunto da tempo), Pistelli è rimasto fuori ed è sbucato Paolo Gentiloni, politico sicuramente navigato (ma anche questo sarebbe un titolo in controtendenza) senza però una specifica competenza, visto che in passato, al di là della Commissione esteri, è stato Ministro delle comunicazioni nel secondo Governo Prodi e si è sempre occupato, anche per la sua professione di giornalista, di comunicazione a livello di responsabilità nei partiti in cui ha militato.

Andrea Fagioli