Maria Maddalena de’ Pazzi, una santa non troppo conosciuta
Gentilissimo direttore, ho avuto modo, per caso, di conoscere e apprezzare il pensiero spirituale e la vita di Santa Maria Maddalena dei Pazzi, una grande mistica di Firenze e della Chiesa universale. Tuttavia sono rimasta profondamente colpita nel constatare che per molti rimane una figura sconosciuta. Ho scritto all’Arcivescovo di Firenze chiedendo di poter venerare il corpo presso la chiesa di Borgo Pinti o di Cestello, dove è vissuta per lunghi anni, dando così la possibilità ai cittadini di poterla conoscere. Ho capito che ciò non è possibile in quanto la Santa è custodita nel monastero di clausura in via dei Massoni (colline di Careggi). La strada dove è ubicato il convento è stretta, a senso unico e con scarsa possibilità di parcheggio. Non potendo venerare il corpo della Santa in città, l’unica soluzione potrebbe essere di farla conoscere attraverso convegni, studi, ecc., formulati da organi istituzionali, soprattutto dal clero e dai laici per valorizzare il pensiero spirituale di Maddalena anche nel contesto socio-culturale di quel periodo, sensibilizzando così l’opinione pubblica. Vengo pertanto alla conclusione, facendo presente che da lei mi aspetto insieme a molti miei amici e conoscenti, di attirare l’attenzione, attraverso la stampa per far conoscere una Santa di Firenze poco conosciuta e che, come è stato detto da molti, si trova quasi in esilio, lontano dalla città che amava tanto.
Quello che posso fare per raccogliere il suo appello, cara Maria Rosa, è innanzitutto pubblicare la sua lettera. Condivido con lei che Santa Maria Maddalena de’ Pazzi è una figura affascinante, figlia di una delle famiglie più prestigiose della Firenze del Cinquecento, famosa per le estasi e le visioni mistiche. «Venite, anime, ad amare l’Amore!», gridava alle consorelle correndo per i corridoi del convento. È vero che le sue spoglie nel corso del Settecento furono portate nel monastero carmelitano di Borgo Pinti, nel centro di Firenze, e poi spostate nel nuovo monastero di piazza Savonarola, quindi, nel 1928, in quello di Careggi dove tuttora sono custodite.
Ma ad essere sincero non credo sia importante la venerazione del corpo della santa, quanto farne conoscere la profonda spiritualità. In questo devo dirle che qualcosa è stato fatto. Ad esempio, nel quarto centenario della morte (1607-2007), la Chiesa fiorentina organizzò un’intera settimana di celebrazioni. Fra l’altro, in quell’occasione, l’urna con il corpo fu traslata dal monastero carmelitano di via dei Massoni alla Cappella del Seminario Maggiore di Firenze, dove Maddalena ebbe la prima sepoltura. Il giorno dopo fu poi portata in Santa Maria del Fiore con una processione per le vie del centro. Altre iniziative furono organizzate nel 450° anniversario della nascita (1566-2016).
Tra queste la ristampa delle sue opere. Un fascicolo fu allegato anche a «Toscana Oggi», mentre il nostro Riccardo Bigi ha firmato a suo tempo una selezione di testi che furono recitati da Claudia Koll e Marco Predieri in Cattedrale a Firenze. Insomma, qualcosa è stato fatto, ma come spesso succede di fronte a figure così importanti e ancora non conosciute per quanto meritano, bisogna continuare a impegnarsi e lei, cara Maria Rosa, ci dà l’esempio.
Andrea Fagioli