Manager e lavoratori? Puntare all’uguaglianza ma senza ipocrisie
Confesso di essere assai arrabbiato e molto amareggiato per i lauti compensi che vengono erogati a titolo di liquidazioni ai manager di società private o pubbliche. Questi in breve i fatti. L’ing. Giovanni Castellucci martedì 17 settembre si dimette da a.d. di Atlantia, la holding della famiglia Benetton che controlla Autostrade per l’Italia. Le dimissioni, accolte dal Consiglio di amministrazione della società come «risoluzione consensuale con lo stesso», sono state indotte a causa dalle misure cautelari a carico di alcuni dipendenti accusati, dopo la tragedia del ponte Morandi, di avere manipolato i rapporti sulla salute di diversi viadotti. La risoluzione consensuale prevede per Castellucci una buonuscita lorda di 13.095.675 euro, più le competenze di fine rapporto e la totale copertura legale. Infine si pattuisce che Atlantia ha il diritto di intervenire contro il Castellucci in caso di condotta dolosa. Chiedo al riguardo quali trattamenti vengono riservati in caso di dimissioni volontarie, di pensionamento, di licenziamento agli impiegati e agli operai delle aziende private o pubbliche?
L’abnorme buonuscita ha scatenato polemiche da parte del governatore toscano Enrico Rossi e di alcuni esponenti di LeU e M5s; ma è stato fatto notare che si tratta della normale legislazione interna delle aziende che regola le buonuscite in base agli stipendi guadagnati. Appunto una legislazione che allarga e legalizza la forbice tra i supercompensi dei manager e gli stipendi o i salari dei dipendenti, favorendo così la disuguaglianza. Non ritengo tutto ciò né equo, né morale: infatti non c’è proporzione tra il lavoro manageriale prestato e il compenso percepito, inoltre la concentrazione della ricchezza nel solo compenso manageriale danneggia la giustizia distributiva. Non condivido infine l’atteggiamento dell’opinione pubblica che punta il dito contro i compensi dei politici, ma resta indifferente quando manager, calciatori, attori, cantanti percepiscono compensi stratosferici mentre altri stentano a arrivare alla fine del mese addirittura soffrono la fame.
Fabiano D’Arrigo
Ringrazio il nostro lettore per la lettera che richiama un tema divisivo nel terzo millennio come sempre lo è stato in passato. Mi scuserà il signor Fabiano se nel rispondere parto dalle ultime righe. Sono sempre stato un tifoso e seguo il calcio come tanti altri sport, alcuni anche più ricchi. Mi sono chiesto molte volte se fosse giusto vedere spalti pieni di persone che pagano cifre non indifferenti per assistere a una partita e magari, alla fine del mese, sono gli stessi che durano fatica a portare quanto necessario in casa. Non ho una risposta che dia certezze. Vero è che intorno allo sport girano tanti soldi ma anche tanti posti di lavoro.
Ecco il problema, caro signor Fabiano. Lei ha certamente ragione a indignarsi per la cifra andata all’ex ad di Autostrade ma non dobbiamo neppure alimentare inutili ipocrisie. Quanto, negli anni, ha portato Castellucci alla società? Se davvero è stato un manager bravo mi scandalizza fino a un certo punto. Se invece si dovessero dimostrare le sue colpe per Genova, o altri interventi, dovrà intervenire la magistratura. Le diseguaglianze si combattono certo con le leggi ma mi piacerebbe vedere una crescita di tutti. E invece, troppe volte i nostri politici usano l’ideologia per abbassare il reddito dei cittadini e, magari, tengono gli stipendi di legislatori incapaci sopra la media. Questo mi indigna di più.
Domenico Mugnaini