L’uscita di Martino sulle armi «facili»

Caro Direttore,ritengo utile richiamare la recente uscita del ministro Martino, il quale consiglia di facilitare l’accesso alle armi per il privato cittadino, in modo che questi possa meglio difendersi dalla criminalità. Traduzione: la possibilità di tenere a freno la criminalità è per questo esecutivo così lontana che, se un cittadino vuole sentirsi veramente protetto, deve organizzarsi da sé!

La toppa che il ministro ha messo in una successiva intervista è peggiore del buco: ripensandoci, non è il caso di mettere in giro troppe armi con la legislazione vigente, restrittiva in merito di legittima difesa; bisogna prima adeguare la legge. A fulgido esempio di libertà di difesa armata ci vengono indicati gli Stati Uniti d’America, dove perfino i ragazzi vanno a scuola armati!

Tutto questo in un Paese dove, pur avendo alcuni ministri la capacità quasi medianica di predire atti di terrorismo, non ci si spiega, né si spiega, come persone date per probabili obbiettivi siano state private della scorta. Dove il ministro degli interni si compiace di aver dato, in certe occasioni, «ordine di sparare», ancora non si sa bene su chi. E mentre è in via di approvazione al parlamento il disegno di legge atto Camera 1927, a modifica della legge 185/90 che disciplina attualmente l’import-export di armamenti, il che significa allargare sensibilmente le maglie del controllo sul traffico d’armi.Andrea GoriPrato

Quanto è successo giorni fa in Germania, con la strage nel liceo di Erfurt, credo abbia dimostrato a tutti – se ce ne fosse stato bisogno – che il problema non è quello di favorire la circolazione delle armi, come propone il ministro Martino, ma viceversa di limitarla sempre di più ai casi di autentica necessità.