Lo sterminio nazista, una «Memoria» da mantenere sempre viva
Caro direttore, scrivo in occasione della Giornata della memoria in cui viene ricordato lo sterminio degli ebrei per mano dei nazisti guidati da Hitler. Lo sterminio degli ebrei avvenuto nel periodo degli ultimi anni della guerra ovvero dal 1942 al 1945 è stato una delle pagine più tristi e drammatica della storia perché una cosa simile fa rimanere in silenzio per riflettere su quello che è stato fatto. Le testimonianze tante volte si trovano sui libri di scuole ma sopratutto quando vengano intervistate persone che sono sopravvissute al tempo dei lager perché in loro risuona ancora la ferita di quello che hanno patito ma anche il fatto che loro si sono salvate e altri non ce l’hanno fatta.
A tale riguardo mi viene in mente lo scrittore Primo Levi (1919-1987) quando diceva nel suo libro scritto nel 1947: «Voi che quando tornate a casa trovate il cibo caldo e visi di amici e parenti, considerate se questo è un uomo, che lavora nel fango, che non conosce pace, che lotta per mezzo pane, che vive o muore per un sì o un no». Ho citato lui per fare un esempio come avrei potuto citare il libro Arcipelago Gulag pubblicato nel 1973 dallo scrittore russo Alexander Solgenitzin (1918-2008) in cui raccontava gli anni della prigionia nei gulag (campi russi) ai tempi della dittatura di Stalin oppure la canzone dei Nomadi del bambino nel vento in ricordo di quello che patirono gli ebrei nei campi di concentramento sopratutto ad Auschwitz sopratutto il punto che dice: «Io chiedo quando sarà che l’uomo potrà imparare a vivere senza ammazzare e il vento si poserà» per dire che si può vivere come fratelli senza dover ricorrere a forme di schiavitù o gelosia un po come fu Caino che uccise Abele per rabbia e gelosia e questo lo ricordava il Papa emerito Benedetto XVI nel suo messaggio per la Giornata per la pace nel 2013: «Non più schiavi ma fratelli».
Concludo dicendo che ogni cosa deve servire perché sia fatta conoscere a chi non la conosce e ovviamente la storia deve insegnare a creare un mondo basato sulla pace senza dover ricorrere a forme brutali che riducono l’uomo privo di ogni ragione come ci ricordava Papa Francesco nel suo Messaggio per la Giornata per la pace di quest’anno che dice: «Vinci l’indifferenza e conquista la pace» e che la pace possa trionfare in quest’anno in occasione del Giubileo straordinario della Misericordia e confidando nelle parole del Signore che sono spirito di vita esattamente come recita il salmo biblico numero 18.
Grazie, caro Giraldi, per questa sottolineatura a proposito della Giornata della memoria che quando questo numero uscirà sarà già stata celebrata. Ma questo non importa. L’importante, come dice lei, è far conoscere questi fatti, mantenerli vivi nella memoria delle generazioni perché non si ripetano. La visita ai campi di Auschwitz e Birkenau è una lezione di storia senza pari. E fa bene la Regione Toscana a organizzare il «Treno della memoria». Qualche anno fa ho avuto anch’io l’occasione di parteciparvi e ho assistito alla trasformazione di ottocento studenti delle medie superiori una volta varcato il cancello con l’ignobile scritta «Arbeit macht frei» («Il lavoro rende liberi»). Infine, sul tema della pace a cui lei, caro Giraldi, accenna in chiusura della sua lettera, rimando i lettori alla riflessione di Graziano Zoni pubblicata questa settimana a pagina 14.
Andrea Fagioli