«Legittima suspicione» i dubbi di un cattolico

Caro Direttore,già in precedenza codesta rubrica ha ospitato alcune mie opinioni, e colgo l’occasione per ringraziare dell’ospitalità.

Questa volta, tuttavia, più che di esprimere un’opinione, sento forte la necessità di chiedere un consiglio. Sono certo, avendo letto gli equilibrati commenti che spesso seguono agli interventi dei lettori, che Lei mi risponderà in maniera consona e appropriata.

Come cattolico convinto degli insegnamenti sociali del Vangelo, integrati dalla dottrina della Chiesa, ho sempre idealizzato la politica come espressione del servizio alla Comunità. Raramente questa mia idealizzazione ha ricevuto riscontri in positivo, ma quello che ho dovuto vedere e ascoltare in occasione della recente discussione parlamentare sulla «legittima suspicione» ha oltrepassato ogni limite di decenza di precedenti, anche tumultuose, occasioni. Ne esco con una forte e irrisolta preoccupazione.Nella migliore (o peggiore) delle ipotesi, ci troveremo con un presidente del consiglio e esponenti governativi proditoriamente giudicati colpevoli di gravissimi reati da un tribunale che alcuni (molti) italiani considereranno, come dice la maggioranza, venduto alle esigenze ribaltoniste della sinistra. Si vivrà a lungo con la sensazione che uno dei poteri fondamentali dello Stato, la magistratura, sia moralmente delegittimato e in prevalenza soggetto ad oscuri poteri, con tutti i danni conseguenti per la Società civile.Nell’altra peggiore (o migliore) delle ipotesi, ci troveremo con un presidente del consiglio ed esponenti del governo che, grazie a una serie di provvedimenti, come sostiene l’opposizione, tagliati e cuciti d’urgenza su misura degli interessati, si saranno sottratti al rischio bruciante di una devastante condanna per corruzione in atti giudiziari. Difficile applicare la presunzione di innocenza a chi si sottrae a giudizio, per cui alcuni (tanti) cittadini, vivranno a lungo con la sensazione di subire un governo moralmente delegittimato, capeggiato da un probabile mascalzone.

Chi si riconosce nella tesi della maggioranza potrà dirsi felice di essere sfuggito a un regime forcaiolo e giustizialista.

Chi si riconosce nelle tesi dell’opposizione si sentirà oppresso da un regime pesantemente condizionato da interessi privati e con forti accenti di illegalità.

Che fare? La tentazione forte sarebbe di ritrarsi da ogni considerazione, rifugiarsi nella «turris eburnea» dei propri princìpi e guardare tutto, dall’alto di questi, con giustificato sdegno. Ma questa ipotesi sarebbe forse peggiore delle due descritte sopra, perché porterebbe all’indifferenza e all’astrazione di me cattolico, di molti cattolici, di fronte agli eventi. Bisogna dunque in qualche modo prendere posizione, ma quale posizione sarà giusta o giustificabile? Perché necessariamente una delle due peggiori ipotesi sarà sostanzialmente vera, e l’altra sostanzialmente falsa. Non si può dire che sono tutte e due un po’ vere e un po’ false. Sarebbe come dire che una donna, mi si perdoni il paragone, è un po’ incinta e un po’ no.Direttore, per favore, mi aiuti.Andrea GoriPrato Mi dispiace deluderla, ma su questo tema non mi ritrovo né nelle tesi della maggioranza né in quelle dell’opposizione, anche se hanno del vero tutte e due: non c’è dubbio, infatti, che ci sia stato «accanimento» da parte degli inquirenti nei confronti di Berlusconi, ma è altrettanto indubitabile che è ben poco «elegante» tutto questo impegno della maggioranza per salvare dai processi in corso alcuni suoi leader.A dire il vero in Italia c’è un’emergenza giustizia, ma non è quella della reintroduzione nell’ordinamento della «legittima suspicione». È piuttosto la lentezza con cui vengono celebrati i processi (anche a causa di una macchina organizzativa che fa acqua da tutte le parti) e la mancata certezza delle pene.