Caro Direttore,ho letto sul n. 42 di Toscanaoggi le critiche assurde di Francesco Michelazzo a «Excalibur» di giovedì 7 novembre!Mi domando perché scriva ad un giornale cattolico, meravigliandosi che finalmente almeno una trasmissione anche alla tv di stato, non sia gestita dai soliti troppi atei anticlericali ed abbia avuto il coraggio di trattare l’attualità su tutti i fronti con assoluto equilibrio e oggettività, dando la possibilità a tutte le voci di poter dire il loro pensiero e di mostrare anche quello che per troppi anni veniva taciuto. L’aspetto dell’assoluta faziosità quello sì che finalmente con Socci non si respira.Ogni cattolico vero anzichè ragionare in chiave di partito, etc, dovrebbe con tutto se stesso rallegrarsi perché finalmente c’è un piccolo spazio in tv, nelle ore serali, anche per ciò che lascia sempre una nota di speranza di serenità di verità. Mi ha meravigliato che il Direttore, a quella lettera, non abbia accennato alcuna risposta.Una lettriceLuccaCaro Direttore,non mi sorprende che qualche nostalgico delle esibizioni televisive anti-berlusconiane, di cui Santoro era impareggiabile maestro, sia rimasto sconvolto dal nuovo corso di Socci e del suo «Excalibur»; non mi sorprende l’idea che il passaggio da una Rai che ci propinava il turpiloquio di Luttazzi ad un programma che inizia con un servizio sulle apparizioni della Madonna a Medjugorie possa creare qualche contraccolpo, ma non posso e non voglio accettare che si faccia passare Antonio Socci per quello che non è: una sorta di burattinaio asservito ad una Rai monocolore filo-governativa, e pertanto mi sia consentito esprimere qualche opinione diversa da quella del lettore Francesco Michelazzo.Nella puntata d’esordio, Agnoletto ha potuto liberamente esprimersi con atteggiamenti da star, e non si può certo far torto al conduttore se, nel prosieguo delle trasmissioni è mancata la voce della sinistra, che, con colpevole miopia politica, ha inteso snobbare il programma, volendo usare strumentalmente Socci come l’anti Santoro del momento.Mi pare inoltre ingeneroso pensare che padre Gheddo si sia fatto strumentalizzare; in realtà lui e i suoi missionari del Pime, nel loro operare discreto che non necessita di ribalte ideologiche per mostrarsi, hanno conosciuto e conoscono le difficoltà di agire in realtà in cui la religione viene perseguitata, e non si può certo riscrivere la storia per negare che, non solo ma anche nei paesi comunisti di ieri e di oggi, queste persecuzioni esistono, e quindi non si poteva certo chiedere a Padre Gheddo di fare l’apologeta di Che Guevara. Non vorremmo che si cercasse di imputare a Socci anche l’appartenenza a Comunione e Liberazione, che fa parte di quella nutrita schiera di associazioni cattoliche che non hanno ritenuto di sposare il Social Forum (pur aderendo alle Sentinelle del mattino, fronte che ha radunato sotto l’egida della Chiesa una pluralità di realtà del laicato cattolico pro e contro la partecipazione al Social Forum).Ci preme ricordare che Comunione e Liberazione offre da oltre un ventennio un appuntamento annuale di elevato spessore culturale, il Meeting di Rimini, in cui si affrontano da sempre i temi della globalizzazione, con attori forse parzialmente diversi da quelli del Social Forum, ma con una risonanza notevole, e in un bagno di folla in cui gli organizzatori e i frequentatori sono insieme alla città, senza che una sola saracinesca di negozio si abbassi.Daniele BagnaiFirenzeL’esordio in prima serata su Rai2 di Antonio Socci, con il suo «Excalibur» ha diviso i nostri lettori. Alle forti critiche di alcuni, specie dopo la prima trasmissione del 7 novembre, fanno da contrappeso le difese convinte di altri. Così dopo aver pubblicato sul n. 42 la lettera di Francesco Michelazzo, ne pubblichiamo questa volta due di segno decisamente opposto. E poiché la lettrice di Lucca mi tira per la giacca, non posso esimermi da un breve commento.Penso che in una tv che voglia essere servizio pubblico e rispettare quindi il pluralismo delle idee, trasmissioni come quella di Antonio Socci sono le benvenute, perché danno voce finalmente ad un filone culturale importante e ben presente nella società ma finora un po’ emarginato in Rai. Aggiungo però che sarebbe un errore (del quale ovviamente è incolpevole il bravo Socci) il voler sostituire il monopolio di una certa area politica (che c’è stato negli ultimi anni) con un altro di segno opposto. È una tentazione che la dirigenza della Rai, quando avrà ritrovato compattezza, dovrà allontanare da sé. Sulle prime puntate di «Excalibur» posso dir poco. Forse qualche eccesso c’è stato, probabilmente per inesperienza o per la gran voglia di marcare subito il distacco da programmi analoghi, come quelli di Santoro. Ma un giudizio vero potrà esser dato solo tra qualche tempo.