Le omelie domenicali e il collegamento con la realtà della settimana

Caro direttore, nelle prediche domenicali ascolto sempre parole tipo accoglienza, conversione, ecc. Ma sento che suonano vuote da molto tempo; non le sento agganciate alla realtà della settimana che abbiamo appena vissuta o che ci prepariamo a vivere. Sarebbero servite e servirebbero parole declinate sulla realtà, che aiutino a cogliere il mondo che sta cambiando, che stimolino a guardare lontano e in largo, ad agire in forme nuove. Tutto questo sarebbe stata e sarebbe un’impostazione pedagogica della pastorale per renderci tutti più attrezzati, meno paurosi. Parole aggiornate e declinate sulla contingenza mi piacerebbero e sarebbero piaciute molto. Il Vangelo a tal proposito ha un vocabolario più che abbondante e una luce tale da illuminare il nostro tempo disorientato, ma non sconfitto.

Lettera firmata

 

Capisco l’amico lettore che chiede di omettere la firma. Con molta probabilità non ha piacere di farsi riconoscere dal suo parroco, o forse (e in questo caso sarebbe anche più corretto) non vuole far riconoscere agli altri il predicatore della Messa a cui partecipa la domenica. Va bene così. Anche se, per fortuna, ci sono altri casi in cui si potrebbe citare il sacerdote con nome e cognome proprio per la capacità di «agganciare» l’omelia alla realtà della settimana. Senza dunque entrare nel merito se sono più gli uni o gli altri e premettendo che ognuno deve fare il proprio «mestiere», seguiamo il ragionamento del nostro lettore non per criticare o insegnare qualcosa a nessuno, ma solo per condividere una riflessione. La lettera invita prima di tutto a riflettere sull’efficacia delle omelie. Papa Francesco è convinto che si debba fare di più e meglio affinché la predicazione domenicale sia capace di lasciare un segno in chi ascolta. È ovvio che il primo approfondimento debba riguardare la Parola in quanto tale. Mentre in un secondo momento è auspicabile che si facciano dei collegamenti con la realtà. Proprio domenica scorsa, per fare un esempio, il Vangelo invitava ad amarsi gli uni gli altri come Cristo ha amato noi. A quel punto avevamo una settimana in cui il Papa stesso aveva dimostrato cosa significa oggi il comandamento nuovo dell’amore e l’accoglienza di cui si parla nella lettera. C’era stata la visita ai profughi dell’isola di Lesbo, il videomessaggio ai rifugiati, la confessione dei giovani in piazza San Pietro…. Insomma, i possibili collegamenti con la realtà, almeno a livello generale, non mancavano.

Andrea Fagioli