Le libere interpretazioni di Papa Francesco
Gentile direttore, il noto giornalista Eugenio Scalfari ha recentemente dichiarato che secondo lui Papa Francesco é talmente rivoluzionario da aver abolito il peccato. Padre Lombardi alla Radio Vaticana ha definito «non pertinente» questa affermazione ricordando che l’attuale Papa parla spesso del peccato e della nostra condizione di peccatori. Se uno elimina il peccato non avrebbe senso parlare di misericordia e di perdono. Eugenio Scalfari é un bravo giornalista, ma poco ferrato in teologia. Non é la prima volta che interpreta in modo «non pertinente» le parole di Papa Bergoglio. A ognuno il suo mestiere!
Caro direttore, qualche giorno fa ho acquistato come di consueto «La Nazione», ma arrivando a pagina 4 ho letto un articolo dal titolo «Il Papa apre alle coppie gay» e francamente per un attimo ho pensato di trovarmi tra le mani «La Repubblica», che abitualmente strumentalizza i discorsi del Papa. Vorrei consigliare al giornalista de «La Nazione» di leggere attentamente il catechismo cattolico prima di scrivere articoli del genere. La Chiesa non giudica le persone siano essi gay o meno e allo stesso tempo non rinuncia all’annuncio di Cristo a tutti. Papa Francesco non ha detto nulla di nuovo quindi e a proposito dell’equiparazione delle unioni gay al matrimonio non ha ancora smentito ciò che diceva da vescovo di Buenos Aires: «E un regresso antopologico». Sono davvero sorpreso di leggere articoli del genere su un giornale che ritenevo serio e moderato.
Gentile direttore, ritengo che le parole del Papa siano spesso manipolate e utilizzate per fini impropri. Recentemente il vescovo maltese monsignor Scicluna, in una intervista al «Sunday time», ha spiegato come Papa Francesco sia rimasto amereggiato che in alcuni paesi la sua frase «Chi sono io per giudicare un gay» sia stata utilizzata per sponsorizzare il matrimonio omosessuale. Nel novembre scorso durante un discorso ai Superiori di Ordini religiosi il Papa parlò delle nuove sfide educative riferendosi ai bambini di coppie separate o di omosessuali e subito alcuni media hanno parlato di «aperture del Papa alle unioni gay». Giustamente Padre Lombardi ha parlato di forzature e di strumentalizzazioni.
Non c’è che dire: questa volta Scalfari ha davvero esagerato nell’interpretare il Papa, al punto da essere stato smentito (ovviamente in modo indiretto) dallo stesso Francesco, che in un incontro con i Gesuiti, i religiosi del suo ordine, ha detto che «la vita è complessa, è fatta di grazia e di peccato. Se uno non pecca, non è uomo». Diversamente, nella famosa intervista a «La Repubblica», Scalfari non era andato poi così lontano dal pensiero di Francesco, anzi: ci era andato piuttosto vicino se si pensa che, almeno da quanto è stato riferito dallo stesso padre Lombardi, non aveva con sé il registratore e nemmeno aveva presso appunti. Per cui onore alla testa e invidia per la memoria dell’anziano giornalista che dopo il colloquio con Bergoglio buttò giù un paio di pagine del quotidiano da lui fondato. Dicevo che c’era andato vicino al punto che l’intervista non è mai stata smentita, ma solo tolta dal sito del Vaticano in quanto, essendo trascritta a mente, con l’aggiunta di qualche libera interpretazione, non poteva rappresentare ufficialmente il pensiero del Papa.
A parte questo, c’è da dire che la libera interpretazione del Papa sta diventando uno «sport» un po’ troppo diffuso. In tanti, anche in ambito cattolico, cercano di tirarlo un po’ troppo dalla propria parte. Ma quello che dice Francesco è sì una novità, ma nella continuità. Cambiano lo stile e le priorità pastorali. Il Papa esorta a portare l’annuncio del Vangelo alle periferie più estreme dell’esistenza, non a cambiare il Vangelo. E questo vale anche per l’altra questione posta dai nostri lettori, che è frutto dei corti circuiti dell’informazione per cui certe notizie (o interpretazioni di notizie) si diffondono senza alcuna verifica. Eppure, anche in questo caso, per sapere cosa realmente ha detto il Papa sarebbe stato sufficiente andare alla fonte di quella notizia, ovvero al resoconto di padre Antonio Spadaro per la «Civiltà cattolica» circa il colloquio di fine novembre con i Superiori generali dei gesuiti, a cui accennavo sopra e che è riportato integralmente sul nostro sito (leggi qui), ma che qui voglio riproporre nelle parte che ci interessa in modo che ognuno possa capire quello che ha detto Francesco e come sia stato strumentalizzato: «Per il Papa – scrive padre Spadaro –, i pilastri dell’educazione sono: “trasmettere conoscenza, trasmettere modi di fare, trasmettere valori. Attraverso questi si trasmette la fede. L’educatore deve essere all’altezza delle persone che educa, deve interrogarsi su come annunciare Gesù Cristo a una generazione che cambia”. Quindi ha insistito: “Il compito educativo oggi è una missione chiave, chiave, chiave!”. E ha citato alcune sue esperienze a Buenos Aires sulla preparazione che si richiede per accogliere in contesti educativi bambini, ragazzi e giovani che vivono situazioni complesse, specialmente in famiglia: “Ricordo il caso di una bambina molto triste che alla fine confidò alla maestra il motivo del suo stato d’animo: la fidanzata di mia madre non mi vuol bene. La percentuale di ragazzi che studiano nelle scuole e che hanno i genitori separati è elevatissima. Le situazioni che viviamo oggi pongono dunque sfide nuove che per noi a volte sono persino difficili da comprendere. Come annunciare Cristo a questi ragazzi e ragazze? Come annunciare Cristo a una generazione che cambia? Bisogna stare attenti a non somministrare ad essi un vaccino contro la fede”».
Andrea Fagioli