Le guerre i potenti alla fine le vincono affamando i popoli
Caro direttore,
parole sacrosante e colme di apprensione quelle pronunciate ieri, ultima domenica di luglio in piazza San Pietro, dal Papa riguardo al valore e al bisogno del grano «vero dono di Dio per tutta l’umanità». I volontari che operano quotidianamente alla mensa della Misericordia di Sesto Fiorentino, sperimentano quotidianamente quest’esigenza e necessità rappresentate da quanti, in difficoltà materiali, si rivolgono per ritirare il «pasto da asporto» a mezzogiorno, fornito in collaborazione con Caritas diocesana. Il «pane» è il requisito insostituibile per la sopravvivenza: per nessuna ragione – neppure con la guerra in corso in Ucraina, colpevolmente invasa, aggredita e attaccata dalla Russia guidata da Putin – si può impedire o ostacolare l’approvvigionamento o la distribuzione con il il blocco navale o con altri criminali contrasti. Pena l’annientamento, la cancellazione di ogni senso morale delle relazioni internazionali e dell’esistenza, pur in un periodo di grave crisi.
Arrigo Canzani (Sesto Fiorentino)
Il nostro amico e fedele lettore Arrigo con questa mail richiama tutti noi all’importanza del nuovo, e sicuramente non sarà l’ultimo, appello di papa Francesco. Lo stop imposto dalla Russia al grano è solo l’ennesima conseguenza di una guerra che anche negli ultimi giorni ha causato altri morti e feriti tra i civili e che rischia, ogni giorno di più, di espandersi sullo stesso territorio russo. La fame dei popoli, e non da ora, è una delle principali criticità di ogni guerra. Qui, però, c’è qualcosa di più che forse è stato sottovalutato fino a poco tempo fa. Il «granaio» dell’ex Unione sovietica, come veniva definita l’Ucraina, in realtà era ed è il «granaio» di tanti Paesi poveri dell’Africa. Paesi che prima sono stati soggiogati dagli Stati coloniali europei, all’inizio del secolo scorso – in molti casi fino a pochi decenni fa -. In tempi più recenti, prima la Cina e ora la Russia, stanno cercando di sfruttare suolo e sottosuolo, come molti Paesi occidentali non hanno mai smesso di fare. E in questo quadro va letto l’annuncio di Putin di voler sostituire il grano ucraino con quello russo, di essere disponibile a darlo gratis. Dove la parola «gratis» sappiamo bene non esistere in politica, in quella diplomazia che troppe volte ha fatto e fa i conti con lo sfruttamento delle risorse di questi Paesi. Lo stesso colpo di Stato della settimana scorsa in Niger sembra essere stato guidato dalla Russia: Putin ha bisogno di dimostrare ai suoi concittadini che sono ancora una grande nazione. In cambio di quel grano «gratis» siamo certi arriveranno a Mosca materie prime fondamentali oggi anche per costruire armi moderne mentre loro invieranno vecchi carri armati o mitra che invece sono sufficienti ai dittatori dei paesi africani per vincere le loro infinite guerre. E diciamo la verità: non è che gli Stati occidentali si comportino in modo diverso. Ha ragione Arrigo a ricordare che invece è proprio il pane il requisito fondamentale per la sopravvivenza di ogni donna e uomo. Quel pane che la maggioranza dei migranti cerca fuggendo dalle loro città, da campagne dov’è impossibile coltivare qualcosa che possa dare da mangiare ai figli. Da qui gli appelli e l’impegno di papa Francesco perché cessi quella che lui chiama «la terza guerra mondiale a pezzi», di cui quella in Ucraina a noi continua a far più paura di altre solo perché più vicina. Solo quando noi cittadini, quelli che sono governati e non riescono a fermare i potenti, saremo consapevoli di questo riusciremo forse a bloccare guerra e fame. Dovremo rendercene conto: se negli anni Sessanta faceva paura l’atomica, oggi il futuro dell’umanità è a rischio per la mancanza di acqua e di pane. E non solo in Africa. E meno male ci sono Caritas, Misericordie e altre associazioni.