L’assistenza religiosa negli ospedali e nei luoghi di cura
Caro direttore, sono un ottantacinquenne abbonato da tempo, costante e attento lettore del settimanale. Premesso questo, vorrei far presente che per me l’anno nuovo non si è presentato con la faccia migliore. Infatti, nel pomeriggio di domenica 3 gennaio sono stato trasportato d’urgenza al Pronto soccorso del Policlinico «Le Scotte» di Siena e il giorno successivo ricoverato nel reparto di chirurgia dello stesso ospedale. Tutto si è poi risolto nel migliore dei modi, grazie a Dio. Devo anche un encomio e un apprezzamento sincero a tutto il personale medico, paramedico, infermieristico, inservienti, compreso il personale addetto alle pulizie e quello incaricato della preparazione dei pasti. Tanta soddisfazione e altrettanto apprezzamento non possono essere espressi per quanto concerne l’assistenza spirituale. Il mio periodo di degenza comprendeva, tra l’altro, l’Epifania e la domenica successiva, quella del Battesimo di Gesù.
Ma non ho avuto alcun contatto né con un sacerdote, né un religioso o una suora, né tantomeno un ministro straordinario della Santa Comunione. A tanta assistenza medica non ha corrisposto altrettanta assistenza religiosa. Data la mia età e il mio primo ricovero in luogo di cura, occorre aspettarsi di tutto e l’assistenza religiosa per un cristiano è l’essenziale. Devo però dire che mi risulta che in molti ospedali della mia arcidiocesi (Siena – Colle Val d’Elsa – Montalcino) l’assistenza spirituale per i degenti è assicurata in modo efficace e continuativo. Voglia scusarmi del mio lungo rammarico e uniti agli auguri per l’anno 2016 voglia gradire i saluti migliori. Con stima
Innanzitutto auguri, carissimo Giovanni. Mi fa piacere leggere che «tutto si è poi risolto nel migliore dei modi» e che ha trovato in ospedale un personale all’altezza della situazione. Mi spiace invece apprendere che non può esprimere lo stesso apprezzamento «per quanto concerne l’assistenza spirituale». È un problema molto serio perché anch’io, come dice lei, sono convinto che l’assistenza religiosa in ambienti come gli ospedali sia essenziale. Non solo per i credenti. Una parola di conforto fa bene a tutti. Certamente per i credenti significa molto di più sul piano dei sacramenti. È vero che preti e religiosi sono sempre meno ed è difficile garantire questa presenza che, fortunamente, come dice lei, in molti casi è garantita. A mio giudizio, però, andrebbe garantita in tutti i casi. È troppo importante il momento della malattia soprattutto quando conduce da questa all’altra vita.
Andrea Fagioli