La strumentalizzazione della morte del card. Martini
Gentile direttore, ho l’impressione che qualcuno cerchi di fare del cardinale Martini un alfiere del rifiuto dell’accanimento terapeutico in contrasto con la morale cattolica, in realtà il catechismo cattolico prevede che le procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi può essere legittimo. Del resto lo stesso medico del Cardinale ha dichiarato che la nutrizione artificiale o cure straordinarie non sarebbero servite a nulla. Qualsiasi riferimeno al caso Englaro é fuori luogo in quanto Eluana non era una ammalata terminale, ma una grave disabile che poteva vivere ancora molti anni se non le fosse stata tolta la nutrizione. Ritengo che la mia precisazione (controllabile) possa essere gradita dai lettori.
Anche in questo caso c’è stato chi ha voluto utilizzare strumentalmente l’ultima scelta del Cardinale di andarsene rinunciando ad eventuali, inutili accanimenti terapeutici. Non intendo soffermarmi, qui, sulla fondamentale distinzione tra accanimento terapeutico e alimentazione-idratazione ma vorrei, invece, sottolineare un altro aspetto dell’ormai annosa polemica: utilizzare, da parte laica, ogni occasione per ribadire la non modernità della Chiesa, il suo non essere al passo con i tempi. Dispiace prendere atto del fatto che a fronte dell’importanza e della delicatezza di questioni come il fine vita, si brandiscano argomentazioni di tanta pochezza. La Chiesa, non essendo un’azienda e nemmeno un partito, non ha il dovere, a guardar bene nemmeno il diritto, di adeguarsi ai tempi. Il Suo dovere, eventualmente, è quello di mantenersi garante della conformità ai Vangeli. Dovrebbe essere pacifico, ma purtroppo si è obbligati a ricordare che quando si parla di Vangeli si parla di documenti storici, perché tali sono i fondamenti del cristianesimo. La nostra religione non germoglia da una filosofia aggiornabile secondo le mode del momento ma ci costringe sempre a fare i conti con la Rivelazione in quanto fenomeno storico. Argomentare ogni critica alla Chiesa secondo il principio del vecchio e del nuovo, del vetusto e del moderno, del lento e del rock è avvilente. A mio modesto parere questo modo di argomentare denota uno stato culturale generale ormai sfibrato e confuso. Si continua ad abusare del concetto di «progresso» trasformandone il significato in un’ideologia che tutto giustifica e che si riduce, spesso, a mero cambiamento fine a se stesso. Per chi crede, Cristo non è un’invenzione dei filosofi o un predicatore ammuffito in fondo alla storia, Egli è Dio e le sue parole hanno il destino dell’eternità. Nell’ottica della fede il concetto di «al passo coi tempi» deve essere profondamente ripensato.
Non c’è molto da aggiungere a queste due lettere. Le abbiamo scelte, tra quelle arrivate sull’argomento, perché si completano a vicenda, precisando che il rifiuto dell’accanimento terapeutico non ha niente a che vedere con l’eutanasia così come la fede non ha niente a che vedere con le categorie dell’antico e del moderno. Resta solo da chiedersi se qualcuno ha parlato a vanvera senza sapere di cosa parlava o più verosimilmente ha voluto strumentalizzare una pia morte e una figura esemplare come quella del cardinale Martini? Nel secondo caso sarebbe la conferma del livello infimo al quale siamo arrivati.
Andrea Fagioli