La strumentalizzazione degli interventi del Papa
Gentilissimo direttore, l’intervista a Papa Francesco sull’aereo di ritorno dalla Colombia, per la parte relativa a immigrazione, rifugiati e accoglienza, come è noto ha suscitato molti commenti sui media. Mi vorrei però soffermare sulle reazioni di certa stampa, così detta indipendente; il plauso, a mio parere piuttosto strumentale, alle parole espresse dal Papa, interpretate come appoggio alla politica del Governo (ma omettendo la parte conclusiva del discorso con il riferimento all’indegno sfruttamento dell’Africa), mostrano una notevole difficoltà a comprendere questo pontificato.
Non molto tempo fa, sui temi di immigrazione e accoglienza, un noto quotidiano toscano aveva coniato il termine «Bergogliani» per definire la categoria delle persone altrimenti dette anche «anime belle» o «buonisti»; ogni tanto appare l’irritante termine «cattocomunismo» come in una recente pagina dedicata alla guerra del ’15-’18 e all’anniversario di Caporetto dove veniva criticata una trasmissione di Rai Storia rea di aver calcato la mano sull’«inutile strage» e considerata quindi antipatriottica, era anche tirato in ballo per sostenere questa tesi il Catechismo della Chiesa Cattolica sul tema delle legittima difesa; nella stessa pagina figurava anche il resoconto della visita di Papa Francesco al cimitero militare di Nettuno e poi alle Fosse Ardeatine con le sue parole veementi contro la guerra, strana contraddizione penso non casuale.
D’altra parte circa un anno fa lo stesso quotidiano, riportava una intervista ad un noto politologo statunitense che sparò a zero su Papa Francesco con frasi e apprezzamenti oltre che offensivi, privi di qualsiasi senso comune . Naturalmente non metto in discussione il diritto di criticare il Papa né ad un giornale di pubblicare tale intervista, certo se il giornalista avesse almeno accennato all’assurdità di alcune affermazioni del sopra citato politologo, senza per questo censurare, sarebbe stato cosa migliore. L’unica spiegazione alle difficoltà di affrontare la personalità di Papa Bergoglio la trovo nel fatto che questo Pontefice, al di là di quello che rappresenta la sua figura per i cattolici, è l’unico leader mondiale che è capace di denunciare in modo coerente e sistematico i meccanismi e gli effetti distruttivi perversi dei grandi poteri economico-finanziari che dominano il mondo e causano lo sfruttamento e la povertà di gran parte dell’umanità. Questi meccanismi sono all’origine di tutte le guerre debitamente alimentate con il mercato degli armamenti, dove sono coinvolti le potenze occidentali, la Russia e anche i paesi emergenti; meravigliarsi delle emigrazioni epocali in corso è pura ipocrisia. È evidente quindi come Papa Francesco resti, per molti che consideravano la Chiesa cattolica una istituzione spirituale volta a predicare moderazione e rassegnazione, un personaggio «scomodo» come sanno essere scomodi tutti quelli che agiscono con coerenza evangelica.
Che dire, caro Rogani? Potrei sottoscrivere la sua lettera e chiudere qui. Ma per dovere nei confronti di questa rubrica, aggiungo che la «difficoltà a comprendere questo pontificato», di cui lei parla, credo che spesso sia voluta, nel senso che Papa Francesco è talmente chiaro e immediato che dubito lo si possa fraintendere se non lo si fa deliberatamente e quindi strumentalizzandolo due volte. Se c’è una cosa che forse realmente non si capisce, è che il Papa ha una visione universale dei fatti e delle cose, mentre in Italia si pensa sempre che quando parla si riferisca alla nostra piccola realtà nazionale. A proposito poi del criticare una trasmissione su Caporetto perché ha «calcato la mano sull’“inutile strage”» mi sembra assurdo. Chi mette in dubbio che la prima guerra mondiale sia stata un’«inutile strage», come la definì Benedetto XV e dopo di lui i suoi successori, più che andare contro il papato, mi sembra vada contro la storia. Sfido chiunque a dimostrare il contrario. Intanto Francesco, è andato anche oltre invocando «Non più la guerra!».
Andrea Fagioli