La scelta di Benedetto /3
Daniele Levis
Domenico Palmisani
Vedran Guerrini
Pubblichiamo ancora qualche lettera sulla scelta di Benedetto XVI di rinunciare al papato. Da una parte, come le scorse settimane, si plaude al gesto del Papa, mentre dall’altra si critica un certo modo di fare informazione sulle vicende del Vaticano. A quest’ultimo proposito ne sentiremo certamente ancora delle belle nei prossimi giorni, quando cioè ci racconteranno delle trame, nel segreto della Sistina, per arrivare all’elezione del successore di Pietro. Noi, invece, ci auguriamo che i cardinali elettori, illuminati dallo Spirito, sappiano individuare ancora una volta, nel più breve tempo possibile, un Papa che ci sorprenderà, così com’è stato finora. Basta ripercorrere la storia recente e pensare a quel Papa «vecchio», considerato di transizione, che diede vita alla «rivoluzione» del Concilio: Giovanni XXIII. Oppure a Giovanni Paolo II di cui non si sapeva nemmeno come pronunciare quel cognome polacco così strano: Wojtyla. Fino a Joseph Ratzinger, il «carabiniere» della fede, di cui al contrario abbiamo progressivamente scoperto la straordinaria carica umana. Manca tra queste lettere la voce di coloro che ancora avvertono un senso di smarrimento per la scelta di Benedetto, ma stentano a manifestarlo pubblicamente.
Andrea Fagioli