La manovra del Governo, l’equità e i cattolici

Egregio direttore, la manovra del Governo è iniqua, non conforme a equità, ai principi di giustizia e di umanità che dovrebbero regolare i rapporti fra gli uomini. Noi cattolici dovremmo rifuggire a tutto ciò che è iniquo. La manovra del Governo ha colpito sostanzialmente e subito i pensionati sia lavoratori pubblici che privati. Cioè quelle categorie che sempre hanno pagato le tasse è si sono pagati la pensione con diversi anni di contributi che comprendevano tutte le voci della retribuzione compresi gli eventuali straordinari. Noi cattolici non possiamo avallare questo atto di palese ingiustizia e la Chiesa essendo la madre della giustizia e dell’equità dovrebbe intervenire in difesa di coloro che sono il ceto medio, spina dorsale dell’economia e dei valori di solidarietà della nazione. La strada da perseguire è semplicissima e lineare ognuno deve pagare in rapporto a ciò che guadagna. Il resto è chiacchiera e viene dal perpetuare dell’ingiustizia. Noi cattolici non lo possiamo accettare. Ma del resto noi cattolici non abbiamo interlocutori politici credibili sia moralmente che culturalmente siamo nel vuoto più assoluto. Ecco il compito della Chiesa stimolare uomini nuovi che si sacrifichino per il vero bene comune.

Roberto LombardoFirenze

Carissimo Lombardo, nessun dubbio che ognuno dovrebbe pagare in rapporto a ciò che guadagna. Il problema, però, è che questa strada è semplicissima da indicare, ma forse non è così facile da perseguire per le tante storture consolidate nel nostro Paese a partire, appunto, dalla grande evasione fiscale (contro la quale si è fatto finora ben poco) e da un «nero» diffuso di cui siamo un po’ tutti responsabili. Ammetto di non avere le competenze adeguate per valutare con precisione la manovra del Governo Monti, che anche a me può apparire non del tutto equa. Mi consola però il fatto che, dopo l’evidente fallimento della politica (più esattamente della nostra attuale classe dirigente), abbiamo un governo tecnico con persone (in quanto tecnici) competenti, che conoscono la situazione e possono aiutare l’Italia in questa difficile fase di crisi economica e di passaggio in attesa che la politica possa riprendere il suo ruolo, anche se a sentire gli interventi di qualche esponente politico (penso a Bossi domenica scorsa a Milano) di strada ce n’è ancora da fare. Intanto, non ci resta che affrontare insieme le cose e condividerle. Come ha scritto Nicola Salvagnin per il «Sir», il capitale più grande da ricostruire è quello della fiducia: del mondo verso la nostra Italia, degli italiani verso le proprie istituzioni, delle persone verso il proprio futuro. Spetta anche a noi (come cattolici in primo luogo) di provare ad uscire fuori da un tunnel che sembra infinito.

Andrea Fagioli