La guerra non è mai la strada da seguire

Caro Direttore,certamente in questi terribili momenti la società civile confusa e impaurita non sa dire più un «no» alla guerra ma viceversa trova scusanti e forse ragioni utili per alimentare questo terribile conflitto. Chi in questi momenti si «dissocia» decisamente senza scusanti a questo evidente e disastroso massacro si trova nel banco degli accusati e viene rimproverato del suo facile pietismo dai politici di professione che si riempiono la bocca di parolone patriottiche.Ricordo con tanta amarezza i miei 4 anni di militare trascorsi dal 1940 al 1944, anche allora era una guerra terribile e distruggitrice di tanti popoli non consapevoli ma solo inquadrati da un falso patriottismo guidato da numerosi mercenari coperti dall’apparente amor di patria.

Vorrei dire tante altre cose ma per ora basta così tanto ci siamo intesi e la pace dei popoli sarà sempre la strada più giusta e conveniente in tutti i settori della vita vissuta nel rispetto scambievole mettendo a tacere il nostro incredibile egoismo sempre portatore di incredibili conflitti e disordini nazionali e mondiali coperti falsamente da visioni religiose apparenti e giustificanti.

Giovanni Cioncolini Montevarchi (Ar) Non ce lo dobbiamo nascondere: il cristiano vive con grande disagio questo difficile momento. Non può andar dietro a chi minaccia vendette o a chi crede di risolvere le controversie ricorrendo alla guerra. Vede la pace minacciata, vede innocenti che muoiono, vede il pericolo di alimentare l’odio e il desiderio di vendetta e di tutto questo soffre. Eppure la novità di un terrorismo che scientificamente programma un’immane catastrofe e che trova protezione e alimento in interi stati spiazza anche ogni forma di «pacifismo» radicale.Come ci ricorda il Catechesimo della Chiesa cattolica (al n. 2265) «La legittima difesa, oltre che un diritto, può essere anche un grave dovere, per chi è responsabile della vita di altri. La difesa del bene comune esige che si ponga l’ingiusto aggressore in stato di non nuocere. A questo titolo, i legittimi detentori dell’autorità hanno il diritto di usare anche le armi per respingere gli aggressori della comunità civile affidata alla loro responsabilità». Credo sia per questo che anche il Papa, che non cessa davvero di operare e pregare perché abbiano fine ovunque le violenze, non ha mai pronunciato parole di condanna per l’operazione «Libertà duratura». Anche perché nessuno di noi sa veramente cosa stia succedendo, quanti siano i civili morti, quali i reali pericoli sventati. Quello che possiamo dire (e che il Papa infatti ripete con forza) è che questo terrorismo, come ogni altro problema che affligge il mondo, non si risolve con le sole armi.