Caro Direttore,sono un sacerdote della Diocesi di Grosseto, parroco di Sassofortino. Dire che sono rimasto sconcertato nel vedere due pagine intere di Toscanaoggi, nel n. 18 del 9 maggio 2004, dal titolo: «Darwin. La Chiesa e l’evoluzione». È il minimo che posso esprimere.Mi auguro di non essere il solo nel sentirmi addolorato dal lungo articolo del prof. Tito Arecchi e che altri sacerdoti e sensibili fedeli laici facciano sentire la loro voce di dissenso e di amarezza per tale articolo su il settimenale dei vescovi toscani. Settimanale di formazione e non di disinformazione per i nostri fedeli.don Rocco AngelucciSassofortino (Gr)La sua lunga lettera (due cartelle e dieci righe) che non è possibile pubblicare integralmente, parte forse da un equivoco. L’articolo, a cui fa riferimento, non intendeva affatto, caro don Angelucci, trattare la questione dell’attendibilità scientifica delle teorie di Darwin, affrontare cioè un tema che più si addice a una rivista specializzata. Più semplicemente partendo «dal recente dibattito sui programmi delle scuole elementari che in un primo tempo escludevano ogni cenno alla teoria darwiniana dell’evoluzione biologica» e del successivo superamento di questa esclusione, ci si chiedeva qual è il pensiero ufficiale della Chiesa sull’evoluzione. Pensavamo, infatti, che molti nostri lettori potevano porsi una tale domanda. Questo scopo già emergeva del resto dal titolo dell’articolo: «Darwin. La Chiesa e l’evoluzione».La riflessione è stata affidata al prof. Tito Arecchi, ordinario di fisica all’Università di Firenze, che non è, come lei scrive forse senza conoscerlo, cattolico tra virgolette, ma qualificato e autorevole esponente del nostro mondo e che certo non indulge a posizioni disinvolte. Il problema Chiesa-evoluzione è stato da lui trattato con precisazioni puntuali e costanti riferimenti al Magistero della Chiesa (da Pio XII a Giovanni Paolo II), Magistero ben sintetizzato da un discorso che il Papa ha rivolto il 22 ottobre 1996 ai membri della Pontifica Accademia delle scienze (il testo integrale può essere consultato sul nostro sito).Aggiungo che proprio per il fatto che le valutazioni scientifiche sui fondamenti delle teorie di Darwin sono differenziate, sul n. 20 del settimanale abbiamo ospitato un intervento del prof. Giuseppe Sermonti.Non capisco quindi, mi perdoni, il suo sconcerto né perché altri sacerdoti e fedeli dovrebbero «far sentire la loro voce di amarezza».Darwin, la Chiesa e l’evoluzioneChiesa ed evoluzionismo. Discorso di Giovanni Paolo II alla Pontificia Accademia delle scienze