La bella lettera della vedova del turista morto in Santa Croce
Gentile direttore, ho avuto modo di leggere nelle pagine di «Repubblica-Firenze» la lettera della vedova del turista spagnolo morto in Santa Croce e letta alla Messa per il trigesimo della morte. Mi ha molto colpito il tono dello scritto, permeato di dolore ma anche di gratitudine e speranza. E di una fede forte e senza fronzoli. Mi ha colpito anche però che questo testo sia passato in assoluto silenzio nella stampa nazionale, nei social, in rete. Mi sono chiesto quindi se la stessa noncuranza sarebbe toccata a parole di altro tono, magari risentite, incattivite, di denuncia. Parole buone sembrano venir soffocate dalle troppe cattive che ci assediano. Nell’invitarla a pubblicare il testo di cui parlo – ammesso che non abbiate già previsto di farlo – le chiedo una opinione al riguardo.
L’opinione è presto detta: sottoscrivo tutto quello che ha scritto, caro Stefano. Anche a me è sembrata molto bella la lettera della signora Maria Cristina Viniegra Garcia, vedova del turista spagnolo, Daniel Testor Schnell, morto per una tragica fatalità all’interno della Basilica di Santa Croce a Firenze. Che poi il «testo sia passato sotto silenzio» sugli altri media credo che in primo luogo sia dovuto al fatto che la lettera, probabilmente, è stata inviata solo a «La Repubblica», forse da parte della stessa Console onoraria di Spagna, Maria Los Angeles Velloso Mata, che l’ha tradotta. A noi, ad esempio, non è arrivata. Poi, come molte volte succede in questo nostro bislacco mondo dei giornali, lo spirito di concorrenza impedisce che si riprenda qualcosa che hanno pubblicato altri e di cui siamo costretti a citare la fonte. Non è ovviamente il nostro caso perché qui sotto pubblichiamo con molta evidenza la lettera che abbiamo ripreso appunto dalle pagine fiorentine de «La Repubblica».
Nel numero scorso non abbiamo fatto in tempo, ma l’avremmo voluta pubblicare anche al di là del suo invito, che comunque mi fa molto piacere perché testimonia una sintonia con il nostro giornale e soprattutto un’attenzione alle notizie buone. Al proposito, però, non escludo nemmeno l’altra sua ipotesi, caro Stefano, ovvero che la lettera avrebbe avuto ben altra eco se fosse stata una dura denuncia. Del resto, come si usa dire, il bene non fa notizia.
Andrea Fagioli
«Abbracciata alla Croce e alla famiglia dico che la morte non è la fine»
Tutto è iniziato come un viaggio per festeggiare. Ventiquattro anni di matrimonio erano un buon motivo per tornare a Firenze e percorrere la Toscana, quel luogo meraviglioso, vicino, amico…. In un attimo si è spezzato tutto. Quello che era nitido e chiaro è diventato scuro e freddo. Nella bella Firenze, Daniel camminava al mio fianco nella casa di Dio, quel luogo dove riposano i grandi, Michelangelo, Galileo….Ma a cosa aggrapparsi in quei momenti di sconforto infinito? Come spiegare ai miei, figli, nonni, fratelli, quello che era successo? Sentivo uno strappo così grande che mi era difficile respirare. Un dolore immenso. Un vuoto improvviso che purtroppo è diventato permanente. Grazie alle vostre preghiere, alle Messe celebrate nei diversi luoghi, agli abbracci e all’affetto dei nostri cari ci siamo sentiti accompagnati e amati. Perciò voglio ringraziare a nome mio, dei miei tre figli e di tutta la famiglia per il totale rispetto che ho sentito durante quel doloroso momento da parte dei cittadini di Firenze, dalle persone che mi hanno assistito a Santa Croce, dalla direzione e il personale di Novotel Firenze, dalla Polizia, dalla stampa, dalla nostra console. Ora, abbracciati alla Croce e alla famiglia, una luce intensa illumina il nostro cammino e sappiamo verso dove andiamo. La morte non è la fine.
Maria Cristina Viniegra Garcia
(traduzione a cura di Maria Los Angeles Mata, Console onoraria di Spagna) da «La Repubblica Firenze» del 21 novembre 2017