Investire, e non «sfruttare», soluzione anche per l’Africa
Caro Direttore, Lei scrive (leggi qui) che non è bello sfruttare le possibilità offerte e poi fuggire dall’Italia a riguardo dell’emigrazione dei nostri giovani. Penso che lo stesso discorso andrebbe fatto per i giovani che fuggono dall’Africa… In un documento della Conferenza Episcopale regionale dell’Africa occidentale (Cerao)… i vescovi ricordano ai giovani: «voi rappresentate il presente e il futuro dell’Africa che deve lottare con tutte le sue risorse per la dignità e il benessere dei suoi figli , e in questo contesto, noi non possiamo tacere di fronte al fenomeno della vostra migrazione». «Noi comprendiamo la vostra sete di felicità e la ricerca di un benessere che il vostro paese non è in grado di offrivi; la disoccupazione, la miseria, la povertà sono dei mali che umiliano e indignano ma che non devono indurvi a sacrificare le vostre vite attraverso cammini pericolosi verso destinazioni incerte». La gioventù non deve lasciarsi «abbagliare da false promesse che la condurranno alla schiavitù e un avvenire illusorio», avvertono i vescovi, mentre «con un duro lavoro e con perseveranza si potrà trasformare questa regione in terra prospera».
Secondo una ricerca su 1 milione e 85 mila migranti africani sbarcati in europa il 60% proviene da paesi a reddito medio – basso, il 29% a reddito medio alto e solo il 5% da paesi poverissimi. Tutto ciò mi fa pensare come sia necessario contrastare con decisione ogni forma di traffico di uomini, per il bene stesso dell’Africa e di questi giovani. Favorire una ideologia di accoglienza indiscriminata dei migranti economici, mi sembra quanto meno irresponsabile.per l’Africa e per l’Italia. Ovviamente è necessario salvare sempre chi si trova in mare in pericolo di vita ed accogliere i rifugiati che fuggono dalla guerra e dalle dittature violente, ma questo è un altro aspetto della questione.
Lettera firmata
L’analisi del nostro lettore è in gran parte condivisibile e certo quanto accade in Africa deve far riflettere noi occidentali. Ma è sempre stato così: quando un Paese conosce una forte crisi i primi a partire sono i poveri. Poi, quasi sempre, vengono sostituiti, quando la situazione migliora, da chi invece cerca il suo successo, come testimonierebbero i numeri citati. Al lettore, però, mi sembra manchi la seconda parte dell’analisi, ossia quanto quei Paesi sono stati, e sono tuttora, «sfruttati». Sto pensando alle nazioni europee dove gli immigrati vengono fatti entrare solo se laureati, o ai padroni di miniere e di pozzi petroliferi. Allora chiudo con le parole di Papa Francesco: «La fame riguarda principalmente l’Africa. Il continente africano è vittima di una maledizione crudele: nell’immaginario collettivo sembra che vada sfruttato. Invece una parte della soluzione è investire lì per aiutare a risolvere i loro problemi e fermare così i flussi migratori».
Domenico Mugnaini