Il rischio di un processo grossolano all’affido familiare
Caro direttore, sono stato per lungo tempo operatore sociale per conto del Patronato Acli e poi anche Consigliere comunale seguendo con attenzione le politiche sociali. In tale contesto ho avuto modo di confrontarmi con il personale specializzato dell’ex Ussl e poi dell’Asl in merito all’orientamento prevalente riguardo ai casi di famiglie con problematiche particolari. Con questa premessa vorrei addentrarmi nelle vicende di queste ultime settimane, riguardanti alcuni comuni i cui amministratori hanno totalmente delegato l’autorità sanitaria locale nella scelta di possibile sottrazione di minori alla famiglia naturale. La corrente di pensiero che si è imposta a partire dagli anni ’80 del XX secolo è stata maturata nel particolare mondo delle assistenti sociali, ma la condivisione in ambito comunitario è sempre stata scarsa.
Ciò che è mancato e che manca tutt’ora è il confronto e la verifica con le scelte operate. Nel contesto attuale, che vede un forte calo demografico pur sommando tutte le nascite ed i minori figli di immigrati, bisogna aprire una pacata riflessione coinvolgente le autorità dei Comuni e tutte le componenti sociali interessate, famiglie in primis. Alcuni schemi adottati necessitano di leale verifica circa i benefici prodotti ed i costi economici ed umani consumati. Ma anche a livello politico, e quindi legislativo, dobbiamo affrontare, senza condizionamenti, tutte le problematiche collegate allo sviluppo equilibrato della vita umana, con le responsabilità specifiche ed eventuali supporti alle famiglie dove le nascite si sono realizzate. Credo che la riflessione debba trovare nuove sensibilità sociali, sia in ambito civile che pure nelle comunità ecclesiali.
Giuseppe Delfrate
La ringrazio, caro Delfrate, per questa sua lettera che diventa, vista la sua esperienza diretta, un ulteriore contributo alla riflessione su un argomento importante, ma molto delicato, al quale abbiamo deciso di dedicare un approfondimento con la pagina di «primo piano» sul n. 29 del settimanale Toscana Oggi. Quello che sta emergendo è davvero preoccupante, anche se, come sempre sosteniamo, occorre aspettare la conclusione delle indagini e gli eventuali processi per stabilire le reali responsabilità. Come si dice nel titolo del nostro servizio: prima di tutto chiarezza. Attenzione, però, a non trasformare il caso Bibbiano in un grossolano processo all’affido familiare, che anzi, come si dice ancora nello stesso titolo, va solo potenziato.
Ci sono genitori affidatari indignati anche per un certo racconto giornalistico della vicenda. Genitori che interpretano correttamente l’affido familiare come palestra educativa di carità e di gratuità. Non dobbiamo dimenticare che l’affido familiare è un provvedimento temporaneo, deciso da un magistrato su indicazione dei servizi sociali. Praticamente si tratta di famiglie che aiutano altre famiglie in un momento di difficoltà, che una una volta superato consente al minore di tornare dai genitori naturali. Questo è l’affido che diventa un arricchimento per tutti. Quello che è successo a Bibbiano, se sarà accertato, è sicuramente una triste e tragica eccezione. Ne sono convinto.
Andrea Fagioli