Il pregiudizio che il rosso sappia di zolfo

Caro Direttore,sono un laico, cresciuto agli ideali di giustizia e libertà, ma ho molti amici fra i cattolici praticanti compresi alcuni religiosi che mi onorano di tanto, e sovente mi capita di leggere il suo giornale: nella pagina della posta, apprezzo il non facile tentativo di collocazione super partes, al centro degli schieramenti politici che oggi si affrontano nel nostro paese e spesso colgo il giusto tono nella risposta per mantenere un giudizio obiettivo circa le questioni che i lettori pongono, in particolare quando vi sono decise sollecitazioni da parte di chi ha stabilito di dividere la società fra nero-azzurri e bianco-rossi, e che vorrebbe quindi che il giornale si schierasse decisamente da parte di chi ci governa in quanto il rosso, si sa, puzza di zolfo.

Ognuno ha diritto di pensare in proprio e scegliere la parte che più gli piace o conviene, ma non posso fare a meno di constatare che in molti cattolici osservanti vi è la tendenza a criticare tutto ciò che avviene nella sinistra, e quelli che con essa sinistra si allineano pur in casi occasionali, mentre dall’altra parte tutto è lecito e niente viene messo in discussione.

Per venire a qualche esempio eclatante, costoro non riescono a vedere che le posizioni inerenti l’aborto sono trasversali a tutti gli schieramenti, e lo dimostra anche il recente dibattito sulla procreazione assistita, in quanto attengono alle più soggettive e intime convinzioni personali; che il pervicace affermarsi nella vita economica delle pure e semplici leggi di mercato e del consumismo calpesta i diritti dei soggetti più deboli; che il rifiuto all’accoglienza dei poveri e diseredati del terzo mondo (dopo aver fatto saccheggio delle loro risorse naturali) è la negazione del dettato cristiano; e quelli che irridono ai «girotondi», non tollerano che chi non ha a disposizione sei reti televisive e 1’80% della carta stampata qualcosa si deve pur inventare per far sentire democraticamente la sua. Che bella poi l’ultima legge relativa alla convertibilità economica dei beni artistici e naturali: e se qualcuno domani intendesse «vendere anche il ciborio» (mi permetta la scherzosa allocuzione popolare), ovviamente per abbattere le tasse ai ricchi come da promessa elettorale, sarà colpa della sinistra? La mia riflessione è che in giro ci siano molte ipocrisie, molti sepolcri imbiancati, al di là di una scelta di campo ideologica di per sé del tutto legittima; bisognerebbe sempre sforzarsi di capire anche le ragioni e le considerazioni altrui prima di sentenziare o trinciar giudizi ma mi pare che in molte persone ciò non avvenga spesso. Oppure si critica una parte per giustificare 1e nefandezze dell’altra e quindi autoassolversi e sentirsi a posto con la coscienza?Paolo PaoliPrato

Diciamo la verità, incomprensioni e pregiudizi ci sono sia a «destra» che a «sinistra». È però vero che in questi ultimi anni, segnati dalla fine della Dc, dalla evoluzione del Pci e dalla polarizzazione della scena politica, è riemerso in una parte dei cattolici un anticomunismo emotivo che è cosa diversa dal doveroso (e negativo) giudizio storico-culturale su ciò che il comunismo ha rappresentato e realizzato là dove si è imposto. Forse alla radice c’è un senso di frustrazione covato negli ultimi decenni, quando in Italia la cultura imperante era certamente quella «di sinistra». Ma un loro ruolo l’hanno avuto anche certi «comunicatori» (penso ad esempio ad un Feltri o ad uno Sgarbi) che hanno scelto un’informazione gridata, sempre sopra le righe, poco rispettosa dell’avversario. Comunque sia è importante svelenire il dibattito politico, cercare di far ragionare, invitare le persone a mettere da parte gli slogan e la demagogia. È quello che nel nostro piccolo cerchiamo di fare, anche in mezzo a qualche incomprensione.