Il «per sempre» del matrimonio
Alle 5 del pomeriggio entro in San Martino a Mensola, sono un po’ in ritardo, la Messa è cominciata puntualissima e Gianni sta leggendo il cantico dei cantici, la voce s’intenerisce e deve tossire più volte per fermare la commozione. Mi aveva telefonato ieri, non riuscivo a rispondergli, ero in una riunione, ascolto il suo messaggio in segreteria: «Domani, 11 febbraio, ricordati che è il trentesimo di matrimonio mio e di Sandra, facciamo una Messa nella chiesa dove ci siamo sposati, ci piacerebbe che tu…».
Alle pareti, appesi, ci sono Neri di Bicci e Taddeo Gaddi, dietro l’altar maggior un trittico di Francesco di Michele. Il cotto per terra e la pietra serena la fanno da padroni nella sobria architettura. Nel Connecticut farebbero una fila di tre ore per ammirare una sola di queste tavole fondo oro bellissime. Al terzo banco ci sono un nonno e una nonna con una nipotina vestita di rosso, compitissima. E nell’ultimo banco un ragazzo e una ragazza che seguono con raccoglimento. L’omelia è breve, precisa sul tema coniugale dell’amore per sempre, della Grazia del sacramento, della gioia della donazione di chi si sveglia ogni giorno in modo diverso e qualche volta va bene, qualche volta no.
Di tutti i parenti e gli amici degli sposi ci sono solo io, ma la chiesa di San Martino è piena zeppa di Angeli che fanno festa a trentanni di amore, nella buona e nella cattiva sorte, e ci sono sempre tutte e due le sorti. A trentanni di fedeltà ad ogni costo, sempre con un sorriso e tanta fede in Dio. A trentanni con Andrea che adesso è in Svezia, lavora, è ingegnere ed è l’orgoglio di di babbo e mamma, di mammà e papà, di padre e madre, frutto d’amore di un uomo e di una donna (basta così o devo continuare a declinare?). C’è anche Francesco, il fotografo professionista, amico da trent’anni, ritaglia le immagini più belle per l’album della vita. Sandra è elegantissima, Gianni ha il vestito bello. Lei è elegante per lui, lui è elegante per lei. Non c’è nessuno da cui farsi vedere, solo quel Gesù ligneo che pende sull’altare maggiore con una maestosità illuminante che ammira l’eleganza delle loro anime in passerella.
Mentre torno a casa per le stradine della collina di Settignano il cuore mi scoppia di gioia e ringrazio Dio ad alta voce per tutte le Sandre e tutti i Gianni che compiono felici trent’anni di matrimonio.
Quella dell’amico Giorgio Fozzati non è proprio una lettera: è un piccolo racconto, un’emozione, oppure, come lui stesso l’ha definita nella mail con cui ha accompagnato lo scritto, «una carezza della Madonna, al tramonto del sole» nel giorno, l’11 febbraio, a lei dedicato per le apparizioni a Lourdes. Mi sono preso la libertà (e spero che Fozzati non me ne voglia) di citare il messaggio d’accompagnamento e di pubblicare il suo scritto in questo spazio di dialogo con i lettori perché mi fornisce l’occasione per parlare del valore del matrimonio nel modo più concreto possibile, ovvero attraverso la testimonianza di coloro che hanno passato o passano una vita insieme, capaci di mantenere un impegno preso per sempre. La circostanza è resa ancora più propizia dalle celebrazioni avvenute nei giorni scorsi, in particolare il 14 febbraio, San Valentino, a livello ecclesiale ma anche civile, in alcune Diocesi e in alcuni Comuni, ma soprattutto dall’incontro che il Papa ha avuto con i fidanzati invitandoli a non lasciarsi «vincere dalla cultura del provvisorio».
La «paura del per sempre», ha spiegato Francesco, «si cura giorno per giorno affidandosi al Signore Gesù in una vita che diventa un cammino spirituale quotidiano, fatto di passi, di crescita comune, di impegno a diventare donne e uomini maturi nella fede». Il «per sempre», ha detto ancora il Papa ai fidanzati, «non è solo una questione di durata! Un matrimonio non è riuscito solo se dura, ma è importante la sua qualità. Stare insieme e sapersi amare per sempre è la sfida degli sposi cristiani». Oggi, invece, «tante persone hanno paura di fare scelte definitive, per tutta la vita, sembra impossibile. Oggi tutto cambia rapidamente, niente dura a lungo… E questa mentalità porta tanti che si preparano al matrimonio a dire: stiamo insieme finché dura l’amore». «Ma cosa intendiamo per amore?», ha chiesto Papa Francesco: «Solo un sentimento, uno stato psicofisico? Se è questo, non si può costruirci sopra qualcosa di solido. Ma se invece l’amore è una relazione, allora è una realtà che cresce, e possiamo anche dire a modo di esempio che si costruisce come una casa. E la casa si costruisce assieme, non da soli! Costruire qui significa favorire e aiutare la crescita».
Con la sua iniziativa il Papa ha ribadito di fatto anche il significato autentico di fidanzati, ovvero di coloro che si preparano al matrimonio. E questo in un’epoca che, dopo aver accantonato il concetto sostituendolo con «il mio ragazzo» e «la mia ragazza», «il mio uomo» e «la mia donna», «il compagno» e «la compagna», lo ha riscoperto facendo però diventare «fidanzati» tutti, anche le coppie mature costituitesi dopo un divorzio o una separazione.
Andrea Fagioli