Il parroco di Lerici e il ruolo dei «media»

Sul settimanale del 6 gennaio ho letto l’articolo che si riferiva alla sconcertante vicenda del parroco di San Terenzo a firma di A.F.. Premetto che non conosco don Piero Corsi, ma il fatto di avere sollevato il dubbio che anche alcune donne con i loro comportamenti in famiglia possono provocare violenza e abusi da parte di uomini deboli di mente deve essere motivo di ampia riflessione. Purtroppo, nel mondo moderno, uomini e donne si allontanano sempre di più dalle buone regole del vivere civile e i cristiani anche dai Comandamenti e dagli insegnamenti di Gesù. Non credo che don Piero, uomo di Chiesa, con quel volantino volesse giustificare gli assassini di donne. Seppur intervistato da televisioni e stampa non gli è stata data la possibilità di spiegarsi. È stato subito condannato dall’opinione pubblica (mass media). È chiaro che per noi cristiani la vita è sacra sempre. Piuttosto mi ha sorpreso e anche preoccupato l’atteggiamento del vescovo. Secondo me , più che condannare il suo parroco, doveva spiegare egli stesso il significato di quel volantino e poi non permettere che in chiesa si facesse una manifestazione silenziosa con cartelli appesi sul petto da credenti e non. In chiesa si prega.

Alberto CalloniMontefoscoli (Pisa)

Prima di tutto preciso che le iniziali a firma di quel breve commento erano le mie. Detto questo, ribadisco la mia più assoluta contrarietà all’iniziativa di don Piero Corsi e a quanto scritto, sia pure non da lui, su quel famigerato volantino. Condivido invece l’atteggiamento del vescovo di La Spezia, che ha dapprima ribadito che in nessun modo può esserci correlazione tra qualunque deprecabile fenomeno di violenza sulle donne con qualsivoglia altra motivazione né tantomeno tentare di darne una inconsistente giustificazione, dopo di che ha allontanato per un certo periodo il parroco di San Terenzo dalla sua parrocchia.

Non potevamo realisticamente pretendere una «condanna» maggiore, contrariamente a quello che chiedeva la «piazza» in varie manifestazioni tra cui quella appunto in chiesa, che è anch’essa deprecabile. Nella speranza di essere stato chiaro nell’illustrare la mia personale opinione sul prete, sul vescovo e sui manifestanti in chiesa, vorrei brevemente riprendere la riflessione sul ruolo dei mass media e dei social network in questa vicenda come in altre assimilabili. Il caso di San Terenzo (che come dicevo in quel commento deve far riflettere prima di tutto i credenti su quello che a volte pensano e sull’immagine di Chiesa che danno all’esterno) è stato sicuramente amplificato a dismisura da giornali e tv offrendo l’opportunità per un rinnovato attacco al mondo cattolico che ha trovato terreno particolarmente fertile nei social network (Facebook in testa). Anzi, sembrano diventati questi i «luoghi» privilegiati per sostenere le critiche, anche feroci, alla Chiesa sulle questioni che riguardano la sfera sessuale o comunque i temi etici. Considerata l’abituale frequentazione dei social network da parte dei giovani si impone una riflessione profonda per una rinnovata educazione alla «lettura» dei media che tenga soprattutto conto dei new media, i nuovi mezzi di comunicazione sociale a cui fa riferimento anche il recente messaggio del Papa.

Andrea Fagioli