Il pacifismo assoluto non è condivisibile
Le attuali proteste soprattutto appaiono marcatamente segnate, anche da parte dei cattolici che vi partecipano, dalla pericolosa, ricorrente ideologia antiamericana e antioccidentale, esprimentesi in giudizi critici purtroppo non di rado faziosi e vuoti di contenuti, fastidiosamente prepotenti. Ritengo che dovrebbe causare assai preoccupazione questa ideologia del pacifismo integrale, introdotta forzatamente tra i cattolici, in quanto essa comporta ormai la rimozione di un sano realismo basato sui fatti e del rispetto dell’autonomia di decisione dell’autorità legittimamente costituita (esempio: la critica assoluta e pregiudiziale della politica estera di questo governo italiano, con il sovente dileggio del suo Capo).
Non ci stancheremo di ripetere che la pace tra i popoli non è solo assenza di guerra, ma nasce dai quattro pilastri della verità, della giustizia, dell’amore e della libertà (cfr. «Pacem in terris»). Questo però non deve farci dimenticare il giudizio totalmente negativo che nel corso del novecento la Chiesa ha dato della guerra, man mano che i progressi tecnici e scientifici la rendevano sempre più spropositata rispetto a qualsiasi fine da raggiungere. Come dimenticare le parole di Pio XII: «Nulla è perduto con la pace. Tutto è perduto con la guerra». O il grido di Paolo VI all’Onu: «Non più la guerra, non più la guerra! La pace, la pace deve guidare le sorti dei Popoli e dell’intera umanità!». Erano anche loro «di supporto a ideologie, utopie e proteste fin troppo sospette»? Lo è Giovanni Paolo II che domenica è arrivato a definire la guerra come «menzogna di Satana»? Nel ’49 Pio XII parlando delle vittime del comunismo con l’ambasciatore di Francia ebbe a dire: «Gli sventurati che sono chiusi in quei Paesi divenuti una prigione reclamano tutti una guerra per uscire. Ma no! Soprattutto no alla guerra! Una nuova guerra è impensabile. Sarebbe apocalittica. Inoltre non concluderebbe niente. L’esperienza fatta per trent’anni lo dimostra abbstanza… No, no, bisogna lottare, lavorare per la pace; lavorare ragionevolmente, metodicamente, senza sosta, senza lasciarsi intimidire da quelli che si sforzano di sabotare l’equilibrio mondiale».