Il male nel mondo e i cristiani vittime del fanatismo
Caro direttore, mi chiedo quando finirà l’ondata di male che imperversa nel mondo specialmente in questo periodo. Non si fa a tempo ad assorbire una brutta notizia che ne arriva una più terribile. Tutto questo non è frutto solo dell’uomo, c’è qualcuno che se ne approfitta, il Nemico della natura umana, che attacca le persone nei loro punti deboli per rovinarle. Nelle loro fragilità personali, per portarle agli estremi e causare atti indicibili, nella cronaca nera familiare o fino nelle aule di giustizia. E così il nemico attacca la società nei suoi centri nevralgici, come una fortezza nei suoi lati più scoperti, per entrarvi dentro ed espugnarla. Ci sono paure e pregiudizi? Li aumenta, per dividere. C’è vuoto di ideali? Lo riempie, con le attrazioni del denaro, del potere, o con il distacco totale dalla politica, anche da quella che servirebbe. C’è la crisi? Spinge alla disperazione, alla depressione, alla tentazione del suicidio, del gioco. C’è povertà e odio culturale? Ecco tesa l’offerta di un arruolamento nelle file dell’Isis, ecc. Ma noi non siamo qui a farci ingannare! Dobbiamo reagire e non farci vincere da questi attacchi, scoprire il nemico e annientarne le strategie. Con l’aiuto del Re vittorioso, il Cristo vincitore sulla morte, sarà possibile.
Chiara Gaspari
I Cristiani uccisi da Nerone e dai suoi successori furono forse in minor numero rispetto a quelli che nel vicino oriente ed in Africa vengono uccisi dal fanatismo religioso con cui è tempo perso dialogare. Ma anziché muovere guerra come alcuni ingenuamente pensano,bisogna organizzare sin da ora e per tutto l’Anno Giubilare venturo una preghiera collettiva, incessante, insistente, pressante e continua come quella che liberò Pietro dalle catene. Con questo andazzo di indifferenza dell’occidente si va poco lontano nella pace; la preghiera, invece, sfonda le nubi ed arriva a destino.
Giancarlo Politi
Ho messo insieme le due lettere, carissimi Chiara e Giancarlo, perché, pur non esattamente sullo stesso argomento, fanno comunque riferimento all’Isis, al male presente nel mondo, all’atteggiamento dei cristiani e alla forza della preghiera. Fra l’altro, proprio in questo numero (14 del 19 aprile), il primo piano è dedicato ai cristiani perseguitati di cui il nostro Romanello Cantini ci offre un quadro esauriente. Ma c’è anche l’autorevole intervento del segretario della Conferenza episcopale italiana, monsignor Nunzio Galantino, che al proposito ci ricorda come le parole di Papa Francesco abbiano fotografato «la condizione di un mondo che ha assistito attonito alla tragedia del campus universitario di Garissa con il martirio di 148 giovani cristiani». Mentre il conseguente appello non incita certo allo «scontro di civiltà», ma «neanche si adegua al mutismo e al linguaggio felpato delle diplomazie internazionali. Chiama per nome le cose senza incitare alla “guerra santa”, magari travestita da inconfessati interessi occidentali. Emerge così quella “differenza” del cristianesimo che è la via migliore di tutte e che probabilmente, a lungo andare, non può lasciare indifferente il nostro mondo, per quanto distratto e annoiato».
Altrettanto certo, come scrive Giovanni Pallanti in un commento alle parole del nostro Ministro degli esteri, è che «di fronte a chi taglia la testa, a chi spara a donne e bambini indifesi», il solo sdegno non basta. Ci vuole qualcosa di più. E senza nulla togliere al valore della preghiera, caro Giancarlo, ci vorranno anche azioni diplomatiche e, se fosse necessario, anche militari sotto l’egida delle Nazioni Unite e a precise condizioni.
Andrea Fagioli