Il lusso dei palazzi della politica
Caro direttore, in merito all’articolo sulle spese per i consiglieri regionali, vorrei anche far notare le spese per la gestione dei palazzi che ospitano gli uffici di rappresentanza. Io penso sia inutile avere palazzi di cotanta rappresentanza quando poi i cittadini si devono veder privati ormai della quasi totalità delle loro risorse. Domenica 17 marzo sono andata alla visita guidata con il «Fai» al Palazzo della Regione Toscana situato a Firenze in piazza Duomo: 3600 mq da mantenere in funzione con tutti i comfort.
Questo palazzo è stato acquistato dalla Regione Toscana, suppongo da un’amministrazione di sinistra, che ovviamente ama il lusso, nel 1988, era all’asta perché l’ultimo dei discendenti della famiglia era morto e gli eredi vendettero all’asta; dopo l’alluvione era in condizioni pietose e i restauri sono durati 20 anni perché la Regione ha preso la sede dal 2008-2009; mi domando se sia stato acquistato coi soldi delle nostre tasse, e quanto ci sarà costato rimetterlo a norma? E quanto ci costerà tenerlo attivo con gli uffici il riscaldamento e la luce? Poi dicono che evadiamo le tasse, ma nuotassero meno nel lusso!
Invio un particolare della stanza del governatore della Toscana, Enrico Rossi. In un angolo c’è anche la foto del Che Guevara, tanto per non dimenticare le origini di tanto lusso. Forse si possono scusare che vogliono mantenere il patrimonio storico-artistico, ma è anche vero che con queste tasse stanno dilapidando il patrimonio privato. Io vorrei un programma di governo che riducesse queste spese, anche perché si mantengono i palazzi e si chiudono gli ospedali perché non ci sono soldi!
Gentile Luciana, pubblichiamo volentieri la sua lettera, peraltro corredata da foto (una la cita lei stessa) che invece non possiamo mettere per ragioni di spazio e per le caratteristiche di questa rubrica. Per quanto riguarda l’eccessivo lusso di certi palazzi e di certi sprechi sono d’accordo, però vorrei al tempo stesso mettere in guardia dal rischio del qualunquismo. Questo non deve accadere. I palazzi di rappresentanza sono necessari, soprattutto se collegati a restauri e alla manutenzione del patrimonio storico-artistico. Se così non fosse, noi cattolici dovremmo essere i primi a finire sul banco degli imputati. Ciò non significa, ripeto, ammettere gli eccessi e gli sprechi. La Regione dice anche che certi acquisti sono a lungo termine vantaggiosi rispetto agli affitti. Precisato questo, diamo un po’ di notizie sul Palazzo che ufficialmente si chiama «Guadagni Strozzi Sacrati» e che è stato acquistato dalla Regione Toscana nel 1988 per 13 miliardi di lire. Il restauro, che ha richiesto ingenti lavori, è costato 12 milioni di euro. Il palazzo proveniva dall’eredità del marchese Uberto Sacrati Strozzi (deceduto nel 1982). Insiste su un lotto complessivo di 3.402 mq. Il piazzale interno di 746,40 mq. In totale il palazzo ha una volumertria di 31.500 metri cubi. Ha si dice un «elevatissimo valore patrimoniale». Il nucleo originario del palazzo è la dimora fatta erigere a partire dal 1604 da Alessandro e Vincenzo Guadagni su un preesistente caseggiato, già proprietà della famiglia Bischeri e poi della famiglia Buondelmonti. Nel corso dei secoli sono stati fatti ampliamenti e modifiche. Nel Novecento il palazzo fu frazionato in più unità immobiliari date in affitto per abitazioni, uffici e negozi.
Al momento dell’acquisto da parte della Regione il palazzo era in condizioni di forte degrado. Aveva subito vari danneggiamenti, anche a causa dell’alluvione del 1966. I restauri sono terminati nel 2009. Oggi è adibito a sede di rappresentanza (uffici del presidente e della vicepresidente della Regione, Agenzia di informazione, Ufficio per la comunicazione, Direzione generale, Servizio «Giovani sì») e a museo (nel primo piano o «piano nobile»).
Al piano secondo (segreteria della vicepresidente) c’è anche una piccola cappella a muro con l’affresco della «Madonna del latte». Una piccola cappella esiste anche al piano terra, ma non è visitabile. Ci dicono che sulla parete nord della cappellina è ubicato un altare in pietra con incorniciatura settecentesca in stucco che racchiude un affresco, staccato, del ‘400 raffigurante «La Madonna con il bambino tra due angeli» (detta «Madonna dell’Umiltà»). Sopra l’immagine, un’iscrizione in latino: «Adorate il Signore e tutti i suoi angeli». Ci dicono anche che la cappella al momento è adibita a ripostiglio.
Andrea Fagioli