Il giudizio sull’operato del cattolico Matteo Renzi

Egregio direttore, le vorrei proporre la mia riflessione sul cattolico Renzi. Vorrei un suo parere. Come lei sa nel nostro Parlamento è passato il divorzio breve con la firma del presidente del Consiglio dei ministri. Successivamente come segretario del Pd ha dato mandato ai deputati del suo partito al Parlamento europeo di votare a favore del diritto ad abortire (come diritto all’acqua). Queste due posizioni sono compatibili con la fede cattolica? Può Renzi ricevere l’Eucarestia e essere parte della comunità cristiano cattolica?

Roberto Lombardo

L’espressione del Papa, «chi sono io per giudicare», è stata ripetuta anche troppo e a volte a sproposito o in modo strumentale. Però, caro Lombardo, non posso fare a meno di ricorrerci anch’io proprio per dirle che alle cose che lei mi chiede può rispondere solo il Padreterno. E se anche fossi molto presuntuoso, fino a quel punto non ci arrivo di certo. A parte questo, per quanto conosco Matteo Renzi, non avrei nessun dubbio sulla sua fede e sui suoi principi cristiani. Ma è un parere molto personale, perché lei me lo chiede, e non esprime, ripeto, nessun giudizio perché il Giudice di certe questioni è uno solo. Diversa è la valutazione sull’operato di un uomo politico. Allora posso essere o non essere d’accordo con certe scelte, anzi: mi ci posso opporre anche con forza se vanno contro i miei principi etici e morali.

Un politico nel fare le sue scelte deve pensare al bene comune, perché questo è il fine dell’attività politica. Se Renzi ha fatto quelle scelte, non ho motivo di pensare che non le abbia fatte sulla base di quello che per lui è il bene comune. Ma non è detto che coincida con il mio. Per quanto mi riguarda sono contrario all’aborto, ma anche al divorzio, breve o lungo che sia. Anche perché non tutte le concezioni della vita hanno uguale valore, così come non tutte le concezioni sul bene dell’uomo hanno la stessa verità. Il cristiano può e deve dissentire. I cattolici hanno il diritto e il dovere di intervenire per richiamare al senso più profondo della vita, al bene integrale della persona.

Qualche anno fa, a firma di Joseph Ratzinger, allora Prefetto della Congregazione per la dotttrina della fede, fu pubblicata la «Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica». Nel testo si legge che il cristiano è «chiamato a dissentire da una concezione del pluralismo in chiave di relativismo morale, nociva per la stessa vita democratica, la quale ha bisogno di fondamenti veri e solidi, vale a dire, di principi etici che per la loro natura e per il loro ruolo di fondamento della vita sociale non sono “negoziabili”».Va però anche detto, come ha insegnato Giovanni Paolo II nella Lettera enciclica Evangelium vitae, riferendosi proprio all’aborto, che nel caso in cui non fosse possibile scongiurare o abrogare completamente una legge abortista già in vigore o messa al voto, «un parlamentare, la cui personale assoluta opposizione all’aborto fosse chiara e a tutti nota, potrebbe lecitamente offrire il proprio sostegno a proposte mirate a limitare i danni di una tale legge e a diminuirne gli effetti negativi sul piano della cultura e della moralità pubblica». Insomma, le questioni sono molto complesse ed è bene non ergersi a giudici, ma fare la nostra parte.

Andrea Fagioli