Il dibattito sull’aeroporto di Firenze e il duello con Pisa
Venerdì 28 febbraio facendo colazione seguivo il tg regionale (sempre meno regionale e sempre più cronaca di Firenze) che ospitava il vostro direttore, anzi nostro perché da quest’anno sono abbonato al vostro giornale. Mentre si parlava del «magnate» argentino (spero non derivi dal romanesco magna-magna…) che ha rilevato quote della società aeroportuale, il direttore ha espresso il suo apprezzamento ai 100 milioni di euro di investimenti sul territorio, ecc. ecc. e ha dichiarato che «Firenze ha bisogno del nuovo aeroporto» (testuali parole).
Una premessa: nella rubrica «I lettori ci scrivono» del numero precedente il direttore rispondeva a due signori a riguardo del cambio Letta-Renzi premettendo che lui non è «tra quelli che sanno tutto» essendocene a suo parere «anche troppi in giro». Ebbene visto che anch’io mi ritengo di essere in quella schiera mi meraviglio come possa essere scivolato su quella affermazione che ripeto, «Firenze ha bisogno del nuovo aeroporto» (testuali parole).
Le ricordo anche che da Prato per andare in Versilia a Forte dei Marmi in treno ci vogliono 45 minuti e bisogna anche cambiare treno! Già ma noi dovevamo fare la bretella autostradale con i pedaggi! Rifletta caro direttore.
Caro Pacini, a beneficio degli altri lettori, preciso che questa lettera si riferisce ad un mio intervento alla rassegna stampa della rubrica «Buongiorno regione» della testata giornalistica regionale della Rai. Detto questo, lungi da me la presunzione del tuttologo. Confermo quanto scritto nella risposta alla lettera da lei citata. Però, come si sarà accorto, se ha avuto la bontà di seguire l’intera rassegna stampa di «Buongiorno regione», non dipendono certo da me gli argomenti da trattare. Io rispondo solo ad un invito che la Rai (bontà sua) fa a me e a «Toscana Oggi» offrendomi prima di tutto l’opportunità di parlare del settimanale ad un pubblico numericamente considerevole. Poi devo «sottostare» ai titoli principali dei quotidiani di quel giorno e fare un commento in una manciata di secondi. L’invito alla sinteticità è costante. Allora può succedere che non si riesca ad articolare correttamente un pensiero. Forse mi è riuscito meglio su Schettino, un po’ peggio sull’aeroporto o sull’Ikea. Non so?
Sono certo però di non aver detto la frase che lei mi attribuisce testualmente con tanta sicurezza (beato lei). A me sembra di aver detto (c’è comunque in rete sul sito della Rai la registrazione) che «Firenze ha bisogno di un aeroporto», non che «Firenze ha bisogno del nuovo aeroporto». Questo per dire che non si può pensare al solo aeroporto di Pisa, ma che c’è bisogno che i due aeroporti si integrino in un sistema aeroportuale di interesse nazionale e che la questione, questo sì l’ho detto, non deve diventare una lotta di campanile tra Pisa e Firenze e decidere lo spostamento o l’ampliamento di una pista non in base a questioni tecniche (alle quali io invece mi atterrei), oppure di impatto ambientale se fosse così forte come lei sostiene.
Che Firenze però abbia bisogno di un aeroporto per me è fuori discussione. E lo dico non certo per campanilismo. Lo sanno bene anche tanti amici di Prato che tra i difetti che ho non ho quello di essere «fiorentinocentrico» e credo che anche questo giornale lo dimostri. Inoltre, quando dico Firenze, dico anche la stessa Prato o Campi o Sesto Fiorentino che dell’aeroporto possono beneficiare al pari del capoluogo.
A proposito dei 100 milioni di investimento del magnate argentino ho detto di sperare che sia l’investitore giusto, non ho detto che lo è. Reputo comunque positivo che qualcuno investa in Toscana, vista la situazione in cui ci troviamo. In questo senso ho ritenuto positiva persino l’apertura dell’Ikea a Navacchio, se porta lavoro. E l’ho detto proprio pensando a quei «più deboli» a cui lei mi accusa di non pensare. In questo caso «i più deboli» sono i tanti giovani che non trovano lavoro. E allora ben venga anche l’Ikea, nonostante che io trovi assurdo che una buona parte delle città del mondo siano uniformate da questi cubi blu e gialli all’uscita di ogni autostrada. È anche questo il brutto della globalizzazione, ma se porta lavoro accetto anche questo. Comunque grazie per l’attenzione e soprattutto per l’abbonamento, che spero voglia mantenere.
Andrea Fagioli