Il crocifisso nelle aule scolastiche

Caro Direttore,sono un dirigente e voglio dire il mio parere riguardo alla controversa questione dell’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche, attualmente alla ribalta dopo gli interventi del Papa e del Ministro dell’Istruzione.

Come ormai tutti sanno la norma che dispone l’obbligatorietà di tale esposizione in tutte le aule è pienamente in vigore e non discrezionale, ma ciò nonostante, con il tempo negli ultimi anni i crocifissi sono praticamente del tutto scomparsi dalle scuole italiane, in genere in un primo momento perché tolti dalle loro sedi a esempio da imbianchini frettolosi nel corso del loro lavoro e riposti in armadi dismessi poi infine anch’essi a loro volta rimossi con il loro contenuto da bidelli disattenti e così mai più ricollocati al loro posto per incuria, la quale è divenuta poi con il tempo vero timore, anche se non dichiarato, dei dirigenti per le sicure proteste dei laicisti.

Credo però che nell’affrontare il problema dell’esposizione del crocifisso l’errore sia a questo punto quello di portare la questione sul piano culturale, ideologico e politico, mentre invece a mio parere essa riguarda adesso innanzitutto e soprattutto i dirigenti scolastici (presidi e direttori didattici), che sono tenuti semplicemente e in primo luogo ad applicare le norme di legge in proposito, così come a riguardo di tutte le altre norme di legge. Ne consegue che in caso di evidente non applicazione della legge, in questo come in tutti gli altri casi di evasione dai propri compiti istituzionali da parte del responsabile di un pubblico ufficio, chiunque può denunziare all’autorità giudiziaria tale inadempienza di attuazione, al fine di arrivare alle relative opportune sanzioni nei confronti del dirigente preposto e se necessario addirittura a sentenza di esecuzione coatta nei suoi confronti.

Utenti della scuola e semplici cittadini informati dei fatti possono pertanto sporgere denunzia ai competenti organi giudiziari riguardo alla non applicazione della legge da parte dei singoli dirigenti scolastici di cui sono a conoscenza. Essi possono inoltre su un altro versante chiedere apposite ispezioni ai dirigenti territoriali dell’istruzione e allo stesso ministro, sempre al fine di perseguire i dirigenti scolastici inadempienti riguardo ai loro compiti e portarli a dare ad essi la dovuta legittima esecuzione.

In tal modo in questo come in tutti gli altri problemi analoghi si uscirà dall’ideologia responsabilizzando direttamente i singoli per quanto non funziona negli ambiti di loro competenza.

Mi auguro che il vostro giornale possa contribuire a portare chiarezza sulle responsabilità personali di chi volutamente, anche se spesso per timore di reazioni incontrollabili, trascura l’applicazione della Legge. Io attendo tali iniziative per motivare alla «piazza» la mia necessità di applicare la Legge ed evitare così lo scontro con la medesima…Un dirigente scolasticoFirenze Effettivamente un dirigente scolastico che – come è suo dovere – applichi con scrupolo le disposizioni di legge (tutte e non solo quelle gradite) non può fare a meno di esporre nelle aule scolastiche di sua competenza il crocifisso. Almeno finché non verranno ritirate le circolari ministeriali che lo prevedono. E questo a prescindere – come lei giustamente osserva – da ogni questione ideologica, religiosa o politica. Detto questo, però, non credo che sia da incoraggiare il ricorso alla denuncia dei dirigenti inadempienti da parte di studenti, genitori e insegnanti, proprio perché verrebbe fatta solo in nome del rispetto formale di un regolamento senza implicazioni di altro tipo. Difendiamo il valore del crocifisso sul piano culturale, combattiamo la falsa idea di multiculturalità che vorrebbe nascondere le nostre radici, ma non utilizziamo il crocifisso come un’arma per le nostre beghe o, peggio ancora, – come osservava Giuseppe Savagnone sul numero scorso di Toscanaoggi – «per l’esaltazione di idee razziste e xenofobe che sono l’esatto contrario di tutto quello che la croce da sempre rappresenta».Su questo tema vedi anche:Il Crocifisso simbolo di fede non diventi un’arma – DI GIUSEPPE SAVAGNONE