Il clamore per la morte dell’orsa Daniza
Gentile redazione, sono rimasto sconcertato dalla notizia dell’uccisione dell’orsa Daniza. Chi ha voluto la morte di una creatura innocente? Ha solamente fatto ciò che ogni animale farebbe nella sua natura ovvero difendere la propria prole da eventuali pericoli. Io credo che anche il cercatore di funghi abbia un po’ di colpe: se non avesse sollevato tutto questo clamore, probabilmente a quest’ora i due piccoli orsi di soli due mesi, sarebbero ancora sotto la protezione e l’amore della propria mamma. Colui (o colei) che ha sparato dovrebbe farsi un serio esame di coscienza e chiedersi se ne è valsa la pena. Le creature di Dio non si toccano. Chi non le rispetta, non ha rispetto nemmeno per se stesso e per gli altri.
Caro Frosali, sono d’accordo con lei nella salvaguardia del creato. Avrei, però, parole meno dure nei confonti di chi ha provocato la morte dell’orsa. Ritengo che nessuno volesse arrivare a tanto, anche se è giusto stabilire le eventuali responsabilità nella preparazione della dose di sedativo che sembra, al momento, la causa del decesso. Mentre condivido che il cercatore di funghi abbia qualche responsabilità in più, non tanto per il clamore suscitato (che da lui, come vedremo, dipende abbastanza poco) quanto per essere andato lui, in qualche modo, a disturbare l’animale provocando una comprensibile reazione materna, che in quel caso non poteva che essere animalesca. Quello che invece non capisco è il clamore mediatico che la vicenda ha suscitato. La morte dell’orsa è finita nei titoli dei tg e sulle prime pagine dei giornali con un’evidenza ben superiore a quella che a mio giudizio avrebbe meritato. Ma questo è frutto del corto circuito che sempre più spesso si crea tra informazione tradizionale e rete. Infatti è soprattutto il popolo di internet che si è scatenato «costringendo» giornali e tv all’ormai consueto inseguimento.
Quello che passa in rete è diventato (ingiustamente) fonte primaria di informazione (a partire dai politici che «parlano» quasi esclusivamente tramite twitter), figuriamoci quando per una vicenda del genere spopolano hastag come #giustiziaperdaniza dopo che per giorni su twitter l’hastag #Daniza è stato fra gli argomenti più «cinguettati» in Italia. E mi scuso, caro Frosali, per questi termini come «hastag» e «cinguettii», non per tutti digeribili, ma anche questo ce lo impone la rete per parlare di un fenomeno, per molti versi positivo, ma ancora fuori da ogni controllo. Fatto sta che lo stesso cercatore di funghi ha denunciato di ricevere continue minacce di morte.
Per concludere, mi piacerebbe che certe sollevazioni popolari (che hanno finito per diventare un caso politico vero e proprio) avvenissero anche quando ci sono di mezzo gli esseri umani, quando le mamme sono donne e i figli non sono cuccioli ma bambini (nati o non nati).
Andrea Fagioli