Il ciclone Renzi e le primarie

Egregio direttore, di fronte alla possibilità di vincere le prossime elezioni con Renzi una parte del Pd sembra preferire la conservazione dei potentati personali anche a costo di fare ancora una volta il gioco del centro destra. Si ripete lo schema delle primarie di Firenze e c’è solo da augurarsi che il risultato sia lo stesso di allora. Il tormentone della rottamazione non è una felice invenzione pubblicitaria, ma il risultato di una classe politica inconcludente che è apparsa più interessata al tornaconto personale che all’interesse del Paese. Nessuno ha mai pensato di chiedere la rottamazione di Fanfani, di Moro, di Berlinguer, che pure hanno attraversato più generazioni di elettori: se questo avviene oggi evidentemente si tratta di valutazioni qualitative diverse. Considerare positiva la soluzione Monti sembra piuttosto la certificazione della incapacità a trovare soluzioni in sintonia col sistema democratico. In alcuni commenti di chi proviene dalla stessa sponda di Renzi è facile leggere un certo livore che appare come la volontà di non cambiare. Mi sembra che Renzi rappresenti una risorsa anche per quanti sono rimasti imbrigliati nelle illusioni berlusconiane, ma questo anziché rincuorare sembra dare fastidio a molti personaggi Pd: veramente incomprensibile!

Emilio BianchiFirenze

Caro Renzi, sei venuto tra i «compagni», alla Casa del popolo di Coiano, a Prato, ma non hai «spaccato», come si suol dire. Sei arrivato in ritardo, e questo non va bene; ci hai fatto vedere un pò di tabelline e grafici, stile «Report». Poi ci hai offerto uno stralcio di un’intervista della Gruber a D’Alema, quando noi di lui, Casini, Fini & C. non ne possiamo più. Per rilassarsi, ci hai fatto ridere con Crozza; per riflettere, ci hai fatto ascoltare un discorso di Obama. Silenzio su Berlusconi. Ma il nocciolo del tuo intervento era legato a tutte le regole per le primarie, che – francamente – ci interessano pure, ma avremmo preferito anche sentire la tua sulla crisi profonda che ha colpito la nostra città, a parte i complimenti a Edoardo Nesi. Comunque, molti voti dell’assemblea si saranno spostati verso di te, che alla fine sei l’unica vera sponda al «grillismo» dilagante.

Antonio Di FuriaPrato

Non c’è dubbio che la candidatura di Matteo Renzi alle primarie di coalizione del centrosinistra sia oggetto di interesse e di dibattito anche al di fuori di quel partito e al di fuori di Firenze. Ne sono prova pure gli interventi al nostro giornale, che si stanno moltiplicando e che non è più possibile «confinare» nell’edizione fiorentina come abbiamo fatto finora. Da parte mia, tentando una valutazione il più possibile distaccata, anche se totalmente personale, devo dare atto a Renzi in veste di sindaco di aver portato realmente qualcosa di nuovo a Firenze. E forse, per coerenza sua e per il bene della città, avrebbe fatto meglio a concludere i due mandati a disposizione (sempre che fosse stato rieletto per il secondo) per poi tentare, se lo avesse ritenuto opportuno, il salto nazionale. Nel frattempo avrebbe maturato la capacità di governo che credo indispensabile per guidare un Paese soprattutto in un momento di difficoltà come questo.

Così non è stato, ma capisco che la scelta è stata strategica: il «rottamatore» è sceso in campo nel momento in cui quasi tutti vorrebbero mandare i politici al macero. Personalmente, però, credo che non basti (anche perché non tutti i politici sono da rottamare), così come non basta fare questioni anagrafiche, pur essendo convinto che è proprio intorno all’età del sindaco di Firenze (quarant’anni o giù di lì) che si può dare il meglio di se stessi, soprattutto in termini di energie. Ma del resto nemmeno Renzi ha guardato alle carte d’identità quando ha dovuto rinominare gli ultimi due assessori a Firenze.

A parte questo, il movimento che si sta creando intorno a Renzi va preso sul serio. Tutta quella gente avrà sì voglia di rottomare la vecchia classe politica, ma forse ha voglia anche di costruire qualcosa di nuovo (almeno lo dobbiamo sperare). In questo senso, le primarie (per ora solo quelle del centrosinistra, ma c’è da augurarsi che le faccia anche il centrodestra) appaiono un momento importante per riavvicinare le persone alla politica (cosa fondamentale).

Va dato anche atto a Bersani di avere accettato la sfida favorendo la modifica dello statuto del Pd che prevedeva che alle primarie di colazione, per il Pd, partecipasse solo il segretario. Resta semmai, anche visto dall’esterno, qualche perplessità sullo scontro nel Pd che ha veramente poco dello scontro all’interno di uno stesso partito. Tanto da mettere in dubbio cosa succederà dopo le primarie. A parte quindi chi dei due le vinca, c’è da chiedersi se il perdente si metterà davvero a disposizione del vincitore. Personalmente ho qualche dubbio. In ogni caso, l’avventura fiorentina di Renzi credo sia finita. Ormai la sua scena è nazionale.

Andrea Fagioli