Il brutto spettacolo della politica
Quando la tv offre uno spettacolo non gradito si può cambiare canale, ma quando ci troviamo di fronte ad avvenimenti disgustosi, offensivi per la dignità e la sacralità di ogni persona umana, provocatori, rozzi, violenti non possiamo sottrarci ad un preciso dovere morale di intervenire per esprimere una ferma condanna sotto l’aspetto civile ed umano. Sappiamo che il grado di civiltà di una comunità, di un popolo, di uno stato lo si misura dalla sua capacità e determinazione nel rispettare le regole della democrazia, che sono di ascolto di tutte le ragioni o «piccole verità» che ognuno può portare, ma che non possono mai prevaricare sia le regole stabilite che il funzionamento delle Istituzioni rappresentative del Sistema democratico.
Ciò che è successo alla Camera dei deputati dimostra come siamo caduti in basso come stile di vita e di rapporti sociali. E l’aggravante è che i fautori sono persone giovani, arrivate al Parlamento non per contribuire a migliorare, complessivamente, la vita dei cittadini elettori ma per dare sfogo alla loro voglia di demolire perfino le fondamenta dello Stato democratico. Non ha importanza come si chiamano; di certo fanno leva sulle difficoltà reali di moltissimi cittadini senza offrire proposte operative concrete, ma in particolare sui bassi istinti di coloro che rifiutano il confronto e la ragionevolezza. Vorrei poter trovare in monteplici testate di informazione riflessioni e proposte autorevoli, che aiutino ad uscire da questa palude culturale e sociale.
Non posso che condividere, caro Delfrate, la sua amarezza e la sua condanna nei confronti di chi non ha un minimo di rispetto per le Istituzioni, anche perché, allo squallido spettacolo a cui lei fa riferimento, se n’è aggiunto nei giorni successivi uno ancora peggiore: l’invito da parte di Grillo e compagnia a rispondere in rete alla domanda «Cosa fareste soli in auto con Laura Boldrini?», ovvero con la presidente della Camera. Sono state scritte volgarità sconcertanti e giustamente la diretta interessata ha parlato di «istigazione alla violenza» e di «potenziali stupratori». Ma c’è anche la richiesta del cosiddetto «impeachment» per il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Pura follia, visto che Napolitano è stato costretto ad un secondo mandato per l’incapacità delle forze politiche a trovare un accordo. Si può anche non condividere politicamente il passato di Napolitano, ma è innegabile che da presidente della Repubblica si sia sempre adoperato per il bene dell’Italia, agendo spesso con grande saggezza e disponibilità al sacrificio, compreso quello di rimanere in carica alla soglia dei novant’anni.
Ovviamente io non posso fornirle, caro Delfrate, la «proposta autorevole» che lei chiede per «uscire da questa palude culturale e sociale». Buon senso vorrebbe, però, che a riflettere con serietà su quello che sta succedendo in Parlamento a causa soprattutto (ma non solo) del Movimento 5 stelle siano le altre forze politiche. Sono loro che devono dimostrare che è possibile fare politica in modo diverso per risolvere i problemi del Paese, per uscire dalla crisi, per fare le necessarie riforme, in una parola a impegnarsi per il bene comune. Diversamente i 5 Stelle continueranno a raccogliere il cosiddetto «voto di protesta», che tra l’altro si propaganda da solo, non ha bisogno di spot pubblicitari, fa leva sul malcontento prodotto in molti casi dalle difficoltà reali in cui si dibattono tante persone alle quali la politica sembra non dare risposte. Per di più, un voto di protesta come quello dato al Movimento 5 Stelle ha finito per portare in Parlamento un’«armata Brancaleone» pronta a tutto, succube del proprio capo e composta, purtroppo, da molti giovani. Ma proprio questo ci deve far riflettere su quanto poco abbiamo investito sulla formazione.
Infine, una considerazione sui meccanismi dell’informazione: credo non sia possibile rincorrere sempre e a tutti costi i social network. In questo anche noi giornalisti dobbiamo fare un esame di coscienza. Internet ha grandi meriti, nessuno lo nega. Siamo di fronte alla vera rivoluzione comunicativa degli ultimi secoli, ma la politica non può passare esclusivamente attraverso blog, post, tweet…: ha bisogno di altri spazi e di altra riflessione.
Andrea Fagioli