I toni sprezzanti e le soluzioni inaccettabili del ministro Salvini
Gentile direttore, se mi consente, vorrei rivolgerle una raccomandazione, in totale spirito di collaborazione o, meglio, di fraternità evangelica: non fatevi contagiare anche voi dal virus della lotta politica senza quartiere, senza pietà e senza misericordia (altro che lavorare all’insegna del motto «misericordia sicut Pater», proposto da papa Francesco in occasione del recente Giubileo della Misericordia!) Sappiamo entrambi, dal catechismo (io, data la mia non più verde età, da quello di San Pio X, con cui mi catechizzò, nei primi anni ’50, un santo sacerdote in talare, a cui ho avuto anche la fortuna di servire la Messa, per breve tempo) che se si apre un piccolo spiraglio del nostro cuore all’odio politico, quello entra e prende possesso di tutto il nostro essere, anima, corpo e mente. Le dico questo, ovviamente, con riferimento al polverone e al putiferio scatenato da «Famiglia Cristiana» con la sua copertina in cui Salvini viene paragonato a Satana. Non pochi sacerdoti si sono levati contro questo modo di agire, di far credere dovere cristiano ciò che è solo una opinione politica di parte, di aizzare l’odio contro una parte politica e i suoi esponenti.
Remo Fantozzi
Ospito la sua raccomandazione, caro Fantozzi, ma non credo ci riguardi. Questo giornale avrà tanti difetti, ma di certo non è affetto «dal virus della lotta politica senza quartiere, senza pietà e senza misericordia». Un virus che a mio giudizio non colpisce nemmeno «Famiglia cristiana» a cui lei fa riferimento con affermazioni che non condivido. Glielo dico sinceramente perché con altrettanta onestà ammetto di non aver condiviso quella copertina del 29 luglio con il titolo «Vade retro Salvini».
Non l’ho condivisa, pur avendo grande stima del settimanale della San Paolo e del suo direttore, l’amico don Antonio Rizzolo. A mio giudizio rischiava di essere equivocata, ovvero di passare come un attacco alla persona anziché alle sue idee, anche se l’intento non era quello e il condirettore Luciano Regolo lo ha ribadito nel numero successivo (5 agosto) affermando che quel titolo «voleva senza dubbio richiamare l’attenzione, provocare un dibattito», ma «senza offendere e infangare nessuno». Regolo ha anche spiegato che quel titolo aveva un senso evangelico in quanto ispirato al brano di Marco in cui con quelle parole Gesù ammonisce Pietro «perché i suoi sono pensieri degli uomini e non di Dio». A parte questo, il dubbio su quella scelta mi resta, anche se ritengo giusto per un giornale cattolico come «Famiglia cristiana» o come «Avvenire» o come il nostro richiamare l’attenzione sui toni sprezzanti e sulle soluzioni inaccettabili del ministro dell’Interno sulla questione dei migranti.
Lo dico pur sapendo dei consensi che il leader della Lega e vicepresidente del Consiglio sta raccogliendo anche nel mondo cattolico (a parte il recente e poco credibile «sondaggio-plebiscito» di «Libero» con relativo titolo «I cattolici – 85% – fedeli a Salvini»). Eppure, come scrive Antonio Natali nell’intervento in prima pagina, i credenti non dovrebbero sostenere uomini e idee che vanno contro il nostro prossimo. In proposito si veda anche a pagina 7 la rubrica «Risponde il teologo» in cui don Leonardo Salutati spiega cosa dice la dottrina della Chiesa in materia di immigrazione. Aggiungo soltanto una frase della lettera che il 27 agosto don Gino Rigoldi ha scritto al «Corriere della sera»: «Sotto il profilo evangelico “prima i nostri e poi gli altri” è la tomba della generosità e della solidarietà e perciò della fede».
Andrea Fagioli