I commercianti e l’impennata dei prezzi

Caro Direttore,nell’articolo pubblicato su Toscanaoggi n. 34 leggo del mistero dell’impennata dei prezzi. Sono un commerciante e, ovviamente, mi sento chiamato in causa visto i riferimenti più o meno palesi che i mass media in generale hanno fatto sull’impennata dei prezzi al consumo. Su giornali, televisioni pubbliche e private, radio, ho letto e sentito parlare molti personaggi esperti e no, chi con preoccupazione chi per opportunità, tutti con varie soluzioni alla mano; qualcuno ha ipotizzato un ritorno ad un recente passato, quando in casi simili sono stati introdotti provvedimenti di sorveglianza creando solo confusione.Tra noi commercianti c’è sicuramente chi non si fa scrupoli pur di far cassetta, ma credo che la maggioranza faccia il suo lavoro trovandosi costretto dalle leggi di mercato ad aumentare i prezzi, come del resto, con l’entrata in vigore dell’Euro, anche il suo giornale non si è fatto scappare l’occasione (senza mettere tempo in mezzo) di passare dalle vecchie 1800 lire ad 1 Euro sonante con un aumento superiore al 7%. Sta alla coscienza di tutti, credo, dal produttore al comemrciante, ma anche al consumatore.Enrico MarelloniCapanne (Pi)

Non è nel nostro stile generalizzare. Sappiamo bene che tra i commercianti – come in tutte le categorie – ci sono gli onesti e i profittatori. E se qualcuno ha esagerato nei rincari è anche per colpa nostra che mentalmente pensiamo a un euro come a mille lire. Per quanto ci riguarda, il costo del settimanale è rimasto invariato a 1800 lire per 3 anni (dal 1° gennaio 1999 al 31 dicembre 2001) e dopo essere arrivato a 1 euro (anche per motivi di praticità nella vendita presso le chiese) non aumenterà dal 1° gennaio 2003. Tutti i commercianti possono dire lo stesso?