I bambini hanno diritto a un babbo e una mamma
Vorrei fare alcune osservazioni in merito all’intervista a Ugo De Siervo pubblicata nel numero del 12 ottobre. Pur trovandomi d’accordo sul principio che la Costituzione sia «da attuare e magari in piccola parte da modificare bene», ritengo che il resto mostri posizioni piuttosto vaghe, e, purtroppo, contrarie al principio di uguaglianza laddove si sfiora la questione delle coppie omosessuali.
Mi meraviglia che un costituzionalista liquidi il problema come «un micro fenomeno, un fenomeno molto marginale, molto gonfiato da certa stampa», laddove l’aggettivo allude, celandolo, a un giudizio derisorio.
Il merito della questione è, io ritengo, non relativo alla diffusione del fenomeno, ma se il non riconoscimento delle unioni omosessuali leda o meno il principio di uguaglianza. Io trovo che sia più lesivo ancora di quello nei confronti delle unioni eterosessuali di fatto, in quanto queste sono molto spesso frutto di una scelta della coppia, mentre nel caso dei gay si impedisce loro di accedere ad un riconoscimento giuridico, in opposizione al principio costituzionale e, prima ancora cristiano, di uguaglianza. Se fossero più diffuse se ne potrebbe almeno parlare, forse? Purtroppo non se ne parla perché si tende a celarle, proprio a causa dell’aura che il moralismo benpensante italico vi ha creato intorno. Forse che il matrimonio tra omosessuali toglierebbe qualcosa a quello tra eterosessuali e alla famiglia «tradizionale»?
Per quanto riguarda le altre convivenze di fatto, vorrei osservare che lo stato le riconosce quando si tratta di trarne beneficio (ad esempio si cumulano i redditi al fine della collocazione nelle fasce sanitarie), mentre non se ne riconoscono i diritti, tra l’altro, ai fini della reversibilità pensionistica. Capisco che su tutto questo si potrebbe parlare più a lungo e profondamente, e lo farei volentieri, ma lo spazio è tiranno. Forse anche De Siervo ne aveva poco a disposizione. Grazie dell’attenzione e, comunque, complimenti per il giornale che leggo sempre volentieri.
Come sempre, quando ci viene chiesto, pubblichiamo la lettera senza firma, che a noi però è nota ed è condizione essenziale per la pubblicazione. Premesso questo, dico subito alla nostra lettrice, perché di lettrice si tratta, che il giudizio di De Siervo non era assolutamente «derisorio», il solo pensarlo fa torto alla serietà, alla professionalità e al valore di una persona come il presidente emerito della Corte costituzionale. In quell’intervista, che aveva uno spazio adeguato per un giornale come il nostro (video-intervista), De Siervo constatava un dato di fatto e cioè che quello delle coppie gay è un microfenomeno rispetto a quello più generale delle unioni di fatto tra uomini e donne, che «sono ormai un fenomeno sociale». Per cui, a mio parere, non solo non si parla delle convivenze omosessuali, ma se ne parla anche troppo proprio in relazione alla portata del fenomeno.
Al di là dell’informazione tradizionale di giornali, radio e tv, dove se ne parla assai spesso, non so se la nostra lettrice segue un po’ il cinema. Se così fosse, le chiedo se ha mai contato quanti film trattano il tema dell’omosessualità in rapporto al numero complessivo delle pellicole che escono in un anno? Mi creda, sarebbe interessante e potrebbe farle cambiare idea sul fatto che di coppie gay si parla poco. Infine, sulla questione se il matrimonio tra omosessuali toglierebbe qualcosa a quello tra eterosessuali e alla famiglia «tradizionale», le dico sì, toglierebbe ben più di «qualcosa» in quanto la indebolirebbe fortemente, anche in rapporto ad una cosa di cui sembra non si tenga più conto: i figli. E quindi della famiglia come luogo della generazione naturale dei figli che, io credo, nonostante tutto quello che si voglia dire e dimostrare, hanno bisogno di un padre e di una madre.
La stessa Costituzione, come diceva De Siervo, riconosce la famiglia «come un’entità stabile, finalizzata fondamentalmente alla vita comune, alla nascita dei figli e all’educazione dei giovani». La famiglia è una sola, ha detto nei giorni scorsi il Papa parlando di «complementarietà tra uomo e donna»: «La famiglia non è un’ideologia, è un fatto antropologico» e «i bambini hanno il diritto di crescere in una famiglia, con un papà e una mamma, capaci di creare un ambiente idoneo al loro sviluppo e alla loro maturazione affettiva». È questa famiglia che non può essere indebolita mettendola sullo stesso piano di altre situazioni.
Andrea Fagioli