Gli stipendi dei dipendenti di Camera e Senato
Caro direttore, a volte mi sembra di essere fuori dal mondo. L’altro giorno ho sentito al telegiornale della protesta dei dipendenti della Camera e del Senato perché hanno fissato un tetto massimo ai loro stipendi. Se non ho capito male (ma in realtà ho capito benissimo) si parla di 240 mila euro netti all’anno. Non sono mai stato bravo in matematica, ma fin qui ci arrivo anch’io: sono 20 mila euro al mese. Lo sa quanto ci metto io per guadagnare quella cifra con il mio stipendio di impiegato? È meglio che stia zitto!
Non stia zitto, caro Lorenzo. Urli, urli pure, ne ha tutto il diritto. Noi urliamo con lei. Ha capito bene, e lo sa da sé: gli Uffici di presidenza di Camera e Senato hanno fissato il tetto massimo degli stipendi (il più alto è quello relativo ai Consiglieri parlamentari) in 240mila euro all’anno al netto della contribuzione previdenziale (l’8,8% della retribuzione). I conti li ha già fatti lei, si tratta di uno stipendio mensile, che nonostante i «limiti», resta altissimo e, a mio giudizio, totalmente ingiustificato. Per di più si è registrata per la prima volta nei corridoi solitamente ovattati di Montecitorio una protesta massiccia e vibrante da parte proprio dei dipendenti. Una protesta che è risultata ancora più paradossale, perché nella stessa giornata, proprio lì fuori, a poche decine di metri, un gruppo di lavoratori, ormai ex, stavano movimentando un «sit in» per chiedere il reintegro della Cassa integrazione.
Fuori dalle aule di quello che dovrebbe essere il tempio della democrazia c’è il Paese reale – quello di tanti lavoratori padri e madri di famiglia come lei che durano fatica ad arrivare alla fine del mese – e dentro i corridoi brulica invece un mondo che lotta per mantenere i propri privilegi, divenuti insostenibili in un’Italia alle prese con una crisi che sembra non dover finire mai e che oltre che economica è una vera e propria crisi di sistema, perché mette a repentaglio il futuro nostro e dei nostri figli in nome di egoismi collettivi e corporativismi che rubano sempre più spazio ad atteggiamenti e stili di vita solidali.
Per tanti pensionati, ma anche per tanti giovani (molti dei quali nemmeno più giovanissmi) 20mila euro all’anno, e non al mese, sono un miraggio. Anche per loro dobbiamo alzare la voce. Devono invece stare molto zitti coloro che hanno inscenato quella protesta. Sono dei privilegiati. Almeno abbiano la dignità e il coraggio di rimanere in silenzio.
Andrea Fagioli